ASPETTANDO “L’ULTIMO CARAVAGGIO. EREDI E NUOVI MAESTRI”
Caravaggio e l’impervia strada per diventare un mito; la sua alterna eredità tra immediata adesione e indifferenza all’inizio del Seicento, proprio quando si afferma il gusto barocco. Questo in sintesi il leitmotiv della mostra L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri che Intesa Sanpaolo realizzerà nel proprio museo in Piazza Scala a Milano dal 30 novembre 2017 all’8 aprile 2018. Il percorso si svilupperà attorno al capolavoro del Merisi, il Martirio di sant’Orsola dalle collezioni della Banca, rientrato da Palazzo Reale alle Gallerie d’Italia.
Il cuore dell’esposizione sarà costituito dall’inedito e rivelatore confronto tra due opere, entrambe dedicate alla tragica vicenda di Sant’Orsola: l’ultimo dipinto eseguito da Caravaggio a Napoli poco prima della sua morte nel 1610 e la tela realizzata da Bernardo Strozzi negli anni della sua prima maturità (1615-1618).
Con oltre 50 opere di seguaci di Caravaggio, come Battistello Caracciolo e Ribera, e nuovi maestri, quali Rubens, Van Dyck, Procaccini e Strozzi – molte delle quali esposte per la prima volta a Milano – la mostra rievocherà le principali vicende artistiche di tre città italiane: Napoli, Genova e Milano, legate all’orbita spagnola in anni di rinnovamento del gusto, tra la rivoluzione tutta tesa al naturale di Caravaggio e la nuova età colorata e festosa del Barocco.
Eccezionale la presentazione in mostra de l’Ultima Cena di Giulio Cesare Procaccini, tela di 40 metri quadrati eseguita per l’amata chiesa della Santissima Annunziata del Vastato di Genova dalle famiglie aristocratiche della città e che è stata oggetto di un lungo e articolato lavoro di restauro presso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale“. Questo capolavoro restituisce al pittore bolognese radicato a Milano un peso nella storia dell’arte italiana che gli va definitivamente riconosciuto.
Il biglietto di ingresso all’esposizione “Dentro Caravaggio” di Palazzo Reale darà diritto all’ingresso ridotto a 5 euro alla mostra “L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri”.
Mostra organizzata con il patrocinio del Comune di Milano e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
DE CHIRICO INCONTRA BOCCIONI
“Corrispondenze” è una nuova rassegna che Intesa Sanpaolo propone nelle proprie sedi museali, le Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza, con l’obiettivo di far dialogare i capolavori delle collezioni della Banca con nuclei ristretti di opere provenienti da prestigiose raccolte italiane o estere. Grazie al rapporto di collaborazione tra realtà culturali, si realizzano così occasioni di incontro fra importanti opere d’arte, per approfondirne la conoscenza e metterne in luce nuove “corrispondenze”.
In questa prima edizione del programma, la tela di Boccioni in collezione Intesa Sanpaolo, Officine a Porta Romana, “incontra” due Piazze d’Italia di de Chirico dal Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
Affiancare a Officine a Porta Romana di Boccioni due dipinti di de Chirico dedicati al tema da lui prediletto delle “piazze d’Italia” consente di mettere a confronto il Futurismo e la Metafisica, che sono state le esperienze più innovative e internazionali della pittura italiana nella prima metà del Novecento. Si deve a questi due pittori una percezione e una rappresentazione dello spazio urbano che ha tenuto conto da un lato delle sue decisive trasformazioni legate alla rivoluzione industriale, e dall’altro della crisi d’identità e delle inquietudini dell’uomo moderno.
L’opera con cui Boccioni passava nel 1910 dal linguaggio divisionista a quello futurista, destinato a esplodere l’anno dopo nel famosissimo dipinto La città che sale, riflette l’entusiasmo per una realtà in continuo movimento, rinnovata dalla tecnica. Le “piazze d’Italia” di de Chirico, da lui create a partire dal 1909 e continuamente riprese nei decenni successivi, sono degli spazi ideali, immobili e silenziosi, ispirati ai valori immutabili della tradizione e della classicità. Non rappresentano un luogo reale, come la Milano periferica che Boccioni vedeva dalle sue finestre, ma elaborano in manipolazioni iconografiche e visive sempre più ardite i ricordi di edifici e monumenti di città diverse, che il pittore aveva frequentato.
Si tratta di due sguardi profondamente diversi, ma che sembrano rispondere, anche se ognuno a suo modo, alle stesse istanze, nella comune volontà di indagare il mistero dello spazio che ci circonda nella nostra esperienza quotidiana per cercare di dargli un significato.