Circa 12 anni fa, in un asilo nido milanese mia figlia di 10 mesi fece amicizia con un bimbo. Ed io con la sua mamma.
Premetto che avendo una sensibilità e sensitività particolare arrivo a volte a vedere cose che altri non vedono.
Dissi alla mamma del piccolo, di getto, senza riflettere "ha il labbro leporino"?
Lei si offese a morte. Non sapevo che in famiglia suo fratello era nato con il labbro leporino, e la sua principale preoccupazione in gravidanza fosse stata nel pensare che potesse succedere al suo piccolo.
Ma, come in tutte le situazioni della vita, il tempo se i rapporti sono sinceri aiuta molto nelle relazioni.
La nostra amicizia è continuata. Marco è cresciuto, e c'era qualcosa che non tornava.
Non mi sono permessa di dirle niente, ho evitato di ferirla.
Un giorno mi telefona a casa e comincia ad aprirmi il suo cuore.
All'asilo le educatrici, hanno cominciato con i giusti termini ad aprirle un mondo nuovo.
Il mondo dell'autismo. In principio non era stato identificato, o forse la mamma non voleva vedere fino in fondo. Ma io avevo già intuito da tempo. Marco era "UN BAMBINO DELLE FATE".
La nostra amicizia fatta di incontri all'asilo e qualche volta fuori è continuata ed ancora adesso quando ci incontriamo gioiamo dello stare insieme.
Marco, da piccolo si isolava spesso. Io lo osservavo. Vedevo che fissava di continuo un punto e si concentrava su oggetti per molti insignificanti.
Mi piaceva lo stesso, più di altri bambini, ci vedevo della genialità!
Gerry Scotti in Tv, conduceva "Passa Parola", e Marco a 4 anni riusciva a dare le risposte ed a terminare la ruota di domande.
Di cosa voglio parlare? Dell'autismo!
"I BAMBINI DELLE FATE".
E perché proprio oggi?
Perché mi è capitato tra le mani un articolo di "Io donna" l'inserto del Corriere della Sera di Isabella Bossi Fedrigotti. Le emozioni forti che ho vissuto nel leggere l'articolo, vorrei cercare di trasmetterle ai miei lettori.
Nell'articolo, ho rivissuto non solo Marco (nome puramente indicativo), ma un altro ragazzo figlio di una mia collega. Nel confronto tra i due ragazzi, ho potuto notare che l'autismo ha tante facce. Si manifesta e si sviluppa in maniera diversa, ma ha le stesse similitudini e rituali.
Marco, se lo incontrate non vi sembra autistico. Quando la mamma, ha intuito che qualcosa non funzionava si è rivolta ad esperti che l'hanno accompagnata e l'accompagnano nel meraviglioso cammino di crescita. Crescita e maturazione di un adolescente perfettamente integrato e vincente.
L'amore della mamma e del papà, l'arrivo di un fratello (anche lui speciale), la società, la scuola, gli educatori, lo hanno seguito nello sviluppo cognitivo e non solo.
Lo aspetta il Liceo!
Ma ritornando all'articolo di Isabella Bossi Fedrigotti, riporto di seguito il "Vademecum dell'amicizia"distribuito in scuole e società sportive, da una mamma milanese. La mamma di Matteo che frequenta una scuola di fotografia e nel tempo libero pratica il golf.
Un estratto di 14 punti salienti trasmessi principalmente ai compagni di scuola di suo figlio, ma che possono essere importanti per ognuno di noi:
ESISTONO TANTE DIMENSIONI DI VITA
Parliamo della dimensione di Matteo
1) Sono solo, perché il mio autismo mi impedisce di comunicare. Ma vorrei giocare e parlare con te.
2) L'autismo mi fa sentire la tua voce ma anche i rumori vicini e lontani, assordanti come un trapano.
3) l'autismo mi fa udire, ma non capisco il significato delle parole finchè non le ho imparate a memoria una per una.
4) Se usi frasi lunghe e parli veloce non riesco a distinguere le parole, mi sembrano come un lungo treno.
5) Non posso guardarti negli occhi. Se mi fai una domanda, magari so la risposta ma non riesco a dirtela.
6) La luce mi dà fastidio, perciò amo gli occhiali scuri. Pensa che alcuni ragazzi come me non attraversano un prato perché è................ troppo verde!
7) Sono molto sensibile agli odori: annuso tutto. Anche ciò che mangio.
8) La mia pelle non sopporta molti tipi di stoffa e le cuciture dei vestiti mi fanno impazzire, così come il vento. Se vengo toccato, sento quasi dolore, E alcuni colori mi terrorizzano.
9) Salutami quando ci incontriamo. Io non riuscirò a contraccambiare forse, ma sarò felice lo stesso.
10) Se non capisco, spiega ciò che dici mimandolo con le mani e con la faccia.
11) Oppure, puoi comunicare con me usando le figure.
12) Non offenderti se mentre parli non ti guardo. Sembra che non ti stia ascoltando, ma in realtà sono sempre attentissimo a ciò che dici.
13) Quando si lavora in gruppo, dammi ordini semplici e mostrami come si fa.
14) Se giochiamo, ricordati di passarmi la palla. Forse sarò una frana all'inizio, ma in campo......vado al settimo cielo!