sabato 5 agosto 2023

LETIZIA BATTAGLIA - LA FOTOGRAFA NARRANTE DA PALERMO A MILANO -







Nel 1974 lascia Milano e chiamata dal Direttore della rivista l’Ore, torna a Palermo.

Un giornale, piccolo ma importante, frequentato da Sciascia, Pasolini. Pasolini fotografato da Letizia con non poche delusioni.

Madre di 3 figli ha amato 3 uomini nella sua vita. Tutte relazioni che hanno segnato profondamente la sua esistenza.

Giornalista, fotografa, attivista politica, stmatrice di Enrico Berlinguer.




Palermo nel 1992 vede le stragi di Falcone e Borsellino

Come fotografa Letizia non usava esposimetro e flash, ma dolo un grandangolo. Voleva essere sempre tra i primi ad arrivare sulla scena dei crimini. Un mondo composto prettamente da uomini. Ma lei, arrivava sempre per prima, e veniva rispettata e temuta.

Il suo impegno fu premiato dal Capo della Squadra Mobile Boris Giuliano, che le apri’ le porte con una semplice frase 

“lasciate passare la signora che deve fotografare”. 

Un mondo,  il 6 gennaio 1980, pregnato di paura, criminalità e morti illustri come Piersanti Mattarella, ritrovato in una macchina.

La redazione del giornale, le inchieste, le fotografie, le lasciavano piccoli spazi per la cura degli animali e delle persone fragili.

Il rispetto, la rabbia nelle sue fotografie nei morti di mafia, il rigore nel trasferire la cruda realtà senza lasciarsi coinvolgere da fattori esterni. La sua Palermo, l’attività di Assessore che la rende partecipe di un movimento non soltanto politico ma sociale. Enorme soddisfazione per lei. Finalmente poteva essere presente ed attiva, cambiando piccole situazioni intervenendo socialmente l.

La chiusura del giornale l’Ora e la morte di Falcone e Borsellino scatenano in lei una profonda crisi politica.

Nel 2017 riesce a realizzare a Palermo un Centro Internazionale di fotografia.

Nel 2007 e nel 2009 vince 2 premi. L’unica donna ad aver vinto il prestigioso premio nel 2009 a New York. L’effettiva consacrazione di fotografa.

Palermo la sua città, un rapporto simbiotico, un sentimento viscerale. La bellezza e l’orrore all’interno dello stesso territorio.

“Se tu riesci a mettere insieme in una foto tutta te stessa, i tuoi amori, le tue letture, la visione dei quadri, le tue emozioni, riesci a scattare la foto perfetta”.






La voglia di costruire mondi nuovi, il ruolo delle donne che hanno avuto molta responsabilità. Le donne di Letizia Battaglia sono donne nuove, libere, purificatrici più potenti della mafia. Donne non conniventi, contro una società patriarcale che le costringe a rientrare in luoghi ristretti da cui vogliono scappare. 

Una Palermo colta, che lotta contro i finti amori, le pressioni ed i pregiudizi. Ogni gesto ed ogni pensiero debbono fare parte di una lotta contro le mafie ed i pensieri chiusi. Una sola vita da vivere con dignità. Come le sue bambine fotografate, il mondo fantastico perduto, i volti delle donne.

Bambine che non sorridono quasi mai perché fin dall’età di 10 anni hanno perso la gioia. Proprio come Letizia. Un incontro spiacevole le ha determinato i pensieri ed ha dato il pretesto al padre di un controllo possessivo da cui è scappata. Una gabbia in cui durante il percorso della sua vita diversi uomini hanno tentato di rinchiuderla. Gabbie da cui è scappata salvaguardando in primis i sui 3 figli.






Un universo femminile, un atto di amore, di conoscenza. Solo le fotografie scattate a Palermo rappresentano in pieno Letizia Battaglia.

La fotografia per Letizia è stata un’estensione della sua anima. Un’anima ferita indelebilmente dalle stragi che non ha volutamente fotografare per una forma di rispetto ed amore non solo verso Palermo, ma per i suoi abitanti: illustri o meno.



Picchi Idda? Sogni realizzati senza sprecare la sua vita. Fedele ai suoi valori senza rinnegare se stessa, piena di coraggio. 

“Non posso dire sono una fotografa. Sono una donna, sono tutto, sono Letizia”.

Un grazie alla Letizia Battaglia presente in ognuna di noi, per il corraggio, l’impegno politico, la coerenza, la forza e l’indignazione. Uno sguardo attento ed analitico dove l’anima, attraverso una semplice macchina fotografica racchiude ed imprigiona per sempre una vita intera. Perché la nostra libertà di pensiero ed azione la dobbiamo anche alle sue lotte. All’immagine di una nuova donna, rispettata, temuta e coerente fino alla fine dei suoi giorni.


Firmato

Roby Randelli

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