lunedì 28 dicembre 2020

ROCK TARGATO ITALIA 1987-92

 



Rock Targato Italia 1987 – 1992

 

Questa storia inizia negli anni ’80. Certo, anche prima di allora nella musica italiana erano successe molte cose fuori dagli schemi: c’era stata una delle scene prog più fervide a livello mondiale, c’erano stati i primi vagiti punk, c’erano state le avanguardie, il teatro canzone e un pugno di cantautori che avevano inconsapevolmente già le stimmate della rockstar. Però è negli anni ’80 che, grazie a una serie di esplosioni apparentemente slegate fra loro, inizia a prendere forma l’idea del rock alternativo italiano così come l’abbiamo vissuto e conosciuto.

 

L’esplosione più evidente parte ovviamente da Firenze dove alcuni manipoli di ragazzi folgorati dalla new-wave inglese, dal dark e dal rock americano iniziano a sperimentare strade nuove per far sposare quelle sonorità con la tradizione della miglior canzone d’autore nostrana. Nascono così i Diaframma, i Moda, i Neon e i Litfiba e tutte le realtà lanciate dalla IRA Records.

 

La seconda esplosione vitale avviene più a nord: a Berlino, dove due ragazzi reggiani s’incontrano per caso in una serata anonima e decidono di ripercorrere il Brennero a ritroso per ritornare a casa e sconvolgere le regole del punk dando vita ai CCCP: un’esperienza musicale unica che apre però la strada anche a tutto il movimento post-punk emiliano, dagli Ustmamò ai Disciplinatha.

 

Accanto a queste grandi esplosioni se ne susseguono altre come il movimento dei centri sociali torinesi dove iniziano a farsi le ossa alcuni dei personaggi chiave del decennio successivo e si cominciano a contaminare sonorità di ogni parte del mondo (dal rap alla musica etnica), oppure le posse, destinate ad avere grande rilevanza principalmente nel centro-sud ma in realtà attive lungo gran parte dello stivale e capaci di concentrare fortissime energie creative. Nel frattempo nelle Marche i Gang iniziano a miscelare punk, folk e impegno sociale mentre in Sicilia i Denovo pongono le basi per il rinnovo della sempre fertile scena catanese, tanto per fare solo qualche altro nome particolarmente significativo.

 

E Milano? Milano ovviamente non fa eccezione e si prepara a diventare uno dei fulcri creativi del movimento: fra le sale prove del capoluogo lombardo nasce la Vox Pop e iniziano a muovere i primi passi artisti come gli Afterhours, i Ritmo Tribale, gli Underground Life o i futuri La Crus, mentre prendono vita i primi locali rock dedicati alla musica live e sul palco del Magia si mischiano teatro canzone e sperimentazioni rock ospitando, per esempio, le prime esibizioni degli Elio E Le Storie Tese.

 

È in questo contesto e per l’esigenza di provare a dare una sorta di coordinamento a tutte queste energie che nel 1987 Francesco Caprini e Franco Sainini danno vita a Rock Targato Italia. Un festival che già l’anno successivo, per la curiosità di andare a scovare sempre nuovi talenti, si evolve in concorso con una prima edizione vinta da dei giovanissimi bresciani: i Timoria.

 

Gli anni ’80 però finiscono ben presto. Nel 1990 Ringo De Palma, fino a un paio d’anni prima batterista dei Litfiba, lascia questo mondo proprio poco dopo aver ultimato le registrazioni delle parti di batteria di quello che è destinato ad essere l’ultimo album dei CCCP ma anche la scintilla primordiale di qualcos’altro. Nello stesso anno Vasco Rossi calca per la prima volta il palco di San Siro e Ligabue esordisce sbancando il Festivalbar: due eventi che danno vigore anche a un rock italiano più improntato al mainstream e che aprono le porte delle grandi radio anche ad altri.

 
 

Tracklist:

  • Litfiba – Cafè, Mexcal e Rosita (1987)
  • Moda – America (1987)
  • CCCP – Tu menti (1987)
  • Diaframma – Caldo (1988)
  • Denovo – Ma che idea (1988)
  • Franco Battiato – E ti vengo a cercare (1988)
  • Vasco Rossi – Liberi… liberi (1989)
  • Eugenio Finardi – Vil Coyote (1989)
  • Elio e Le Storie Tese – Cara ti amo (1989)
  • Afterhours – How we divide our souls (1990)
  • Ustmamò – Vietato vietato (1991)
  • Africa Unite – Politics (1991)
  • Gang – Bandito senza tempo (1991)
  • Timoria – L’uomo che ride (1991)
  • Mau Mau – Mostafaj (1992)
  • Rats – Fuoritempo (1992)

 

  • Apnea – Poco prima di dormire (da Rock Targato Italia 2020)
  • VRF Project – C’eravamo tanto amati (da Rock Targato Italia 2020)
  • La Stazione dei pensieri – Arrivi tu (Da Rock Targato Italia 2020)


 

Presentazione brani Rock Targato Italia 2020:

 

Apnea – Poco prima di dormire

Da Pesaro, un susseguirsi di ricordi, confidenze e desiderio di rinascita si intrecciano all’interno di una canzone sincera ed elettrica in pieno stile rock d’autore.

 

VRF Project – C’eravamo tanto amati

La fine di un matrimonio e la rovina di un uomo vengono raccontate in modo ironico attraverso una marcetta sghemba che, da Bari, prova a riabbracciare la tradizione del teatro canzone più pungente.

 

La Stazione dei pensieri – Arrivi tu

Fra chitarre rock, melodie genuinamente pop e aperture orchestrali, arriva da Milano una canzone d’amore ombrosa e immediata dal buon potenziale radiofonico.



I TEATRI DI TUTTA ITALIA, GLI ARTISTI, I MESTIERANTI, ATTRAVERSANO DA TEMPO UNA PARTICOLARE SITUAZIONE LAVORATIVA - IL PICCOLO TEATRO DI MILANO HA UN NUOVO DIRETTORE CHE HA RIASSUNTO IN UNA SUA PRESENTAZIONE I SENTIMENTI DI TUTTI -

 


Auguri dal Piccolo Teatro di Milano

Care amiche, cari amici,
         a nome di tutto il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, eccomi a rivolgervi con grande emozione il mio primo saluto nelle nuove vesti di direttore di questo importante teatro – meglio: di questa piccola/grande e preziosa comunità artistica e culturale. Un saluto che – unendosi ad un sincero ringraziamento a chi mi ha preceduto alla guida dell’Istituzione, a cominciare da Sergio Escobar, per averci consegnato una realtà così ricca e vivace – visto il tempo dell’anno in cui ci troviamo si declina immediatamente in augurio per le imminenti festività e per l’anno che verrà. Il 2020 ormai avviato a conclusione è stato un anno difficile per noi tutte e tutti – inconcepibile e inaudito. Un anno tramato di dolore, fisico e morale, e di smarrimento. Un anno che ha radicalmente cambiato le regole del gioco, il rapporto con la realtà, la percezione del tempo e dello spazio, la relazione tra il dentro e il fuori, tra la sfera pubblica e quella privata. Un anno che ci ha restituito duramente alla consapevolezza della nostra disarmata fragilità. Senza illuderci di poter mai cancellare lo sgomento di questi ultimi mesi (operazione non solo impossibile, ma profondamente ingiusta e, in fondo, inumana) e rispettando lo strazio ineffabile di molte e molti di noi – troppe e troppi –,  al di là dei clamori e delle contraddizioni della cronaca dobbiamo riconoscere che il 2020 ci ha pure restituito un’esatta misura della forza e dell’importanza dei valori che hanno fondato e fondano il nostro vivere insieme, la necessità di una doverosa cura della vita in ogni sua forma, forse una più matura cognizione della funzione della ricerca, della cultura e dell’arte in seno alla nostra società. Ed è proprio da queste ultime sofferte conquiste che dobbiamo probabilmente ripartire – non per superare, come si diceva, uno scacco insuperabile, ma per sforzarsi, quanto meno, di dare un senso al vuoto di senso che ci ha travolte e travolti. Per pensare il nostro futuro. Ecco, nelle strane festività che ci troveremo a vivere – sospese, più intime  e appartate –, esattamente in questa direzione vanno i nostri voti: per un domani nuovo e non immemore, ma responsabile e fidente.
Come l’intero pianeta, il teatro tutto e il nostro teatro hanno patito il trauma dei giorni che ci sono stati dati in sorte e, insieme al destabilizzante disorientamento che ci ha procurato, il passaggio ci è servito pure per cominciare a fare i conti con le debolezze e le storture del nostro sistema e per rimettere a fuoco le finalità del nostro operare. In un simile contesto, ci tengo e ci teniamo, dunque, in primo luogo, a ringraziare le amiche spettatrici e gli amici spettatori che in questo momento di difficoltà ci hanno testimoniato la loro vicinanza, esprimendoci in vario modo la loro solidarietà e supportandoci spesso anche materialmente con la rinuncia al rimborso dei biglietti. Ugualmente doveroso il ringraziamento ai membri della Fondazione, agli sponsor e a tutte e tutti coloro che a vario titolo ci sostengono: nonostante la crisi del momento non si sono, infatti, sottratte e sottratti ai loro impegni, riconoscendo la funzione pubblica delle nostre azioni. A tutte e a tutti, quindi, il nostro grazie più sincero.
L’emergenza è ancora in corso e – ahinoi – tante sono ancore le incertezze che riguardano il nostro futuro, a partire dalla data di riapertura dei teatri. Facendoci carico della parte di responsabilità che ci compete nella tutela del bene comune, rimandiamo dunque ad un momento più propizio l’incontro con voi tutte e tutti, e intanto lavoriamo per costruire i progetti dei mesi che verranno. Poiché lo scorso luglio era stato annunciato il calendario dell’attività del Piccolo Teatro soltanto fino a dicembre, allegando per la seconda parte di stagione solo un sintetico catalogo di titoli in programma, a mo’ di buon auspicio per l’imminente 2021 aggiungo in margine a quanto scritto finora che proprio in queste ore stiamo attendendo alla pubblicazione on line sul nostro sito del calendario delle nostre proposte per i prossimi mesi di gennaio-febbraio, sempre ovviamente qualora sia possibile il riavvio delle attività. Costruito sulla base degli impegni assunti dal teatro nei mesi passati – già adeguati agli aggiustamenti resisi necessari in questi giorni con la sospensione della programmazione di spettacoli a partire dal 26 ottobre scorso –, il calendario di questo spicchio di stagione che andiamo a pubblicare diventerà ovviamente operativo ed effettivamente fruibile – e corrisponderà ad una reale presentazione di spettacoli – solo se e quando l’evoluzione della pandemia renderà possibile la riapertura delle sale. Benché i teatri restino chiusi, la condivisione dei programmi ci sembrava però sin d’ora un gesto concreto di comunione e di fiducia per tenere aperto e vivo il dialogo con voi. Almeno per il momento si tratta di una semplice apertura virtuale, per darvi modo di esplorare e meglio conoscere idealmente quello che per ora resta un campo di pure possibilità; ma tenace è la speranza di poterci ritrovare presto a teatro per partecipare insieme agli spettacoli che per ora ci limitiamo ad annunciare.
Prima di prendere congedo da voi, sempre a nome del Piccolo Teatro tutto, vorrei e vorremmo indirizzarvi un dono. «La vera felicità del dono», scriveva Adorno, «è tutta nell’immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l’altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza». In questi giorni abbiamo cercato di fare esercizio di memoria, ci siamo concentrati a pensarvi, o per lo meno ci abbiamo provato, e abbiamo condiviso il nostro pensiero con alcune artiste ed artisti vicini al nostro teatro. La scelta, alla fine, è caduta sul donarvi alcune “storie” – un piccolo e prezioso bagaglio di esperienze da custodire come talismani, un omaggio sentito al potere delle parole. In questi mesi di forzata inattività dei teatri, le avventure on line si sono moltiplicate. Certo la rete non potrà mai surrogare quel rapporto “dal vivo” su cui si fonda l’esperienza teatrale, ma per approssimazione ce ne può restituire un senso e un valore (benché dimidiati), ne può alimentare il desiderio… Per il nostro dono ci siamo quindi rivolti allo spazio della rete, cuore pulsante di una comunità certo virtuale, ma pur sempre comunità, puntando alla voce: quella strana presenza così immateriale e così fisica ad un tempo, capace di accarezzarci o sferzarci col suo flatus. A partire dal 24 dicembre Sonia Bergamasco, Roberto Latini, Federica Fracassi, Francesco Petruzzelli, Catherine Bertoni e Sebastian Luque Herrera daranno così voce sui nostri canali ad alcuni racconti – sguardi sulla realtà e mappe per il domani che ci aspetta. I podcast resteranno fruibili sui nostri canali fino al 6 gennaio. Un piccolo gesto per ricordarvi che ci siamo, che pensiamo a voi e che con voi ci vogliamo impegnare, al possibile, per cambiare insieme, a piccoli passi, il mondo.
Arrivederci (e a risentirci) presto, dunque!

Claudio Longhi
e il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa