lunedì 7 luglio 2014

UNA MADRE, 3 FIGLI. UNA GIORNATA NORMALE.

Una giornata come un'altra.
Arrivo in Comune per fare il rinnovo della carta d'identità, e noto in un angolo una ragazza di circa vent'anni circondata da due vigili.
Mi è sempre piaciuto guardarmi intorno, non per curiosità morbosa, ma per un sano interesse verso gli altri.
Ho capito dalle parole della ragazza, che aveva un problema con qualcuno. "Vado a vivere con il mio ragazzo".
Intanto fumava, e si nascondeva dietro un paio enorme di occhiali.
Mi sono messa in fila, mi sono seduta, ed ho notato un vigile donna passeggiare con una bambina di circa 8 anni.
Mentre loro passeggiavano, un altro agente entrava ed usciva da un locale "privato".
Ad un tratto ho visto una donna, ho capito che era la madre della ragazza 20enne e dei due ragazzini: un maschio ed una femmina.
Ho ammirato a distanza  il lavoro delicato delle due vigilesse, mentre cercavano di far rientrare il problema tra la madre e la figlia.
Senza alzare la voce, con gentilezza ed infinita pazienza.
Ho incrociato più volte lo sguardo della madre. Uno sguardo dolce, buono, rassegnato.
Ho riconosciuto nei suoi occhi il desiderio di soprassedere, di riconciliarsi, di voler tornare a casa al piu' presto.
E nonostante fossero passate 2 ore, il problema non era ancora rientrato.
Ad un tratto hanno cercato di far parlare la mamma con la ragazza. La figlia l'ha guardata e le ha detto "ti uccido"!
La mamma ha guardato il figlio di circa 9 anni con un sorriso ironico, quasi non avesse sentito quelle parole tremende. Il ragazzo ha guardato la madre, ha gonfiato il petto ed alzato i pugni,  e le ha detto "Ci sono io mamma a difenderti".
Avrei voluto parlare con loro, con la ragazza. Avrei voluto dirle che in quel momento era lei la protagonista della scena, e doveva dare il buon esempio. Soprattutto ai due fratellini più piccoli.
Avrei voluto sapere se la figlia si comportasse così, principalmente per poter  attirare l'attenzione di una mamma. O quale potesse essere stato il motivo scatenante di tanta rabbia.
Ma si erano aggiunti troppi agenti, non c'erano più solo i vigili, ma due poliziotti.
Ho capito che la lite non era rientrata dallo sguardo attonito della donna.
Sono andata via, e mi sono detta: "Come sono fortunata".
Di tanto in tanto, il pensiero torna a quello sguardo.