sabato 19 novembre 2022

AL TEATRO NAZIONALE CHE BANCA - IL MUSICAL CINDERELLA - DAL 20 NOVWMBRE AL 6 GENNAIO 2023 -




I Musical al Teatro Nazionale sono un evento da non perdere. Dopo Sister Act, se non lo avete ancora  visto accorrete, siamo pronti ad assistere al Musical Cinderella. 


Ma raccontiamo chi sono i protagonisti della realizzazione del Musical: Produzione  Justly Regia e Coreografie: Giuseppe Galizia Vocal coach: Floriana Monici Musiche: Richard Rogers Libretto originale:  Oscar Hammerstein 

Scene: Studio Cromo Costumi: Laboratorio MFK

Disegno Luci: Francesco Vignati
Disegno Fonico: Magic Bus
Traduzione e adattamento e versi italiani: Giuseppe Galizia

 

Ricordiamo per i pochi che non si fossero lasciati stregare dalla fiaba "per eccellenza" a cosa assisteranno durante il Musical Cinderella.

 

“Cenerentola è la fiaba delle fiabe: non c’è bambina o bambino che non conosca la storia della piccola Cenerella che passa il suo tempo tra il camino, la cenere e gli animali del bosco. E’ una fiaba con pochi personaggi e pochi luoghi ma con il filo portante di una donna del più umile livello sociale, una serva, che diventa una Principessa. In poche parole la realizzazione di un sogno non solo dei più piccoli, affascinati da incantesimi e magie, ma di ogni individuo che aspetta l’occasione che lo farà svoltare a miglior vita.

 



La fiaba di Cenerentola è quindi una specie di messaggio in bottiglia destinato a galleggiare ed essere indistruttibile sugli oceani tempestosi dell’evoluzione per poter approdare di volta in volta su spiagge preparate ed adatte a riceverlo ed ospitarlo.

Basta pensare alla nuova era della tv che ci propone programmi-reality dove in palio c’è il coronamento del sogno della propria vita: diventare un cantante di successo, uno chef pluri-stellato o un originale creatore di moda.

Il sogno degli altri diventa così l’occasione di sperare ancora in una propria possibilità di riuscita anche seduti davanti a un televisore, ma con il cassetto pieno di desideri e progetti da realizzare.

 


 

Ho visto Cinderella nell’agosto del 2013 a New York: lo spettacolo era in scena al ‘The Broadway Theatre’ a Manhattan da circa 5 mesi e per i primi 3 mesi avevo letto su Internet che era impossibile trovare un biglietto per entrare a teatro. Mi trovavo a New York per il mio consueto aggiornamento ‘da performer’ ed ero alla ricerca di biglietti scontati per i musical di successo che riempivano i teatri nei pressi della 42esima strada. Il mio obiettivo era ‘conquistare’ uno dei biglietti per gli spettacoli di grido di quell’estate: “Spiderman”, “Wicked”, “The Book of Mormon”. Ero davanti a uno degli sportelli del TKTS (il box office in Time Square dei biglietti ‘last minute’) con le mie banconote pronte ad acquistare uno degli biglietti degli spettacoli sopra citati. Putroppo, quando toccò a me, gli unici biglietti scontati erano quelli per il musical “Cinderella” con le musiche di Richard Rogers e le liriche di Oscar Hammerstein. Deluso, comprai quel biglietto non tanto per vedere la storia di una ragazza di nome Cenerella, ma per sfuggire al caldo torrido delle strade di New York del mese di agosto.

 

Una volta seduto nel mio posto scontato al 50% ero pronto a vedere la storia più scontata del mondo, sapevo che non mi sarebbe piaciuto più di tanto, ma godevo dell’aria condizionata del teatro che mi sembrava il giusto premio per la fila che avevo dovuto fare per entrare in quel posto.

Si aprì il sipario e tutto quello che accadde dopo furono una serie di emozioni a cascata. Non mi accorsi neppure dell’intervallo. Rimasi inchiodato al mio posto alla fine del primo tempo guardando Cenerentola che sfrecciava via con la sua zucca trasformata in carrozza dalla Fata Madrina.

 

Ero salito anch’io su quella carrozza e non volevo più scendere.

A fine spettacolo l’emozione era tanta, le luci, i colori, le musiche mi avevano così tanto riempito il cuore che raggiunsi la hall teatro per comprare qualsiasi tipo di merchandising: il programma di sala, il cd e la bacchetta magica.

Quando penso a quella sera, ora che ho l’onore di dirigere la regia di questa versione italiana, mi rendo conto che da un ‘errore’ spesso nasce un’occasione, dal non aspettarsi nulla arriva una grande ricompensa.

 

Giuseppe Galizia




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Milano è memoria. Al Memoriale della Shoah le schede del censimento degli ebrei milanesi - A CURA DEL COMUNE DI MILANO -




Il 17 novembre 1938, con il Regio decreto Legge 17 novembre 1938 numero 1728 contenente i "Provvedimenti per la difesa della razza italiana", iniziò ufficialmente la persecuzione generalizzata degli ebrei in Italia.

Il primo atto ufficiale di discriminazione nei confronti dei cittadini ebrei residenti a Milano e la preparazione ufficiale delle successive persecuzioni fu, però, la compilazione dei fascicoli relativi al censimento degli ebrei, disposto dal regime fascista, per avere una reale consistenza numerica della presenza ebraica in Italia. Iniziò il 22 agosto del 1938, dopo le disposizioni generali inviate a tutti i prefetti del Regno, e fu gestita dalla Direzione generale della Demografia e razza (Demorazza) che la richiese a ogni singolo comune.

Alcuni anni fa, in un sotterraneo dell’Anagrafe del Comune di Milano, sono stati ritrovati e riportati alla luce e alla memoria i fascicoli del censimento degli ebrei milanesi - il cosiddetto Fondo Israelita. Un estratto di queste carte dal valore inestimabile (conservate stabilmente nella Cittadella degli archivi), per iniziativa del Comune di Milano, sarà visibile e visitabile fino al prossimo 17 dicembre al Memoriale della Shoah di Milano, il binario 21 sotterraneo da dove gli ebrei milanesi partirono per i campi di sterminio. Tornarono in 44. Il Fondo Israeliti, come migliaia di altri documenti fondamentali della città, è conservato alla Cittadella degli archivi dove ritornerà alla fine dicembre.

Oggi, 17 novembre, anniversario dell’approvazione del decreto destinato a divenire la legge "per la difesa della razza italiana", il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, la senatrice a vita Liliana Segre e il Presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach hanno presentato l’esposizione dei documenti. Tra le 4mila schede di famiglia rinvenute e visibili oggi anche quella della famiglia Segre: sul foglio con l’intestazione del Comune di Milano i nomi di papà Alberto, del nonno Giuseppe e della nonna Olga e della piccola Liliana. L’iniziativa è nata grazie alla collaborazione dell’assessora ai Servizi civici, Gaia Romani e nell’ambito di Milano è Memoria che il Comune di Milano ha voluto per raccontare, commemorare e trasmettere alla cittadinanza eventi e persone che hanno segnato vita e storia della città.

"Il nostro dovere è non dimenticare - ha detto il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala – e testimoniare la verità con parole e atti. Questo abbiamo voluto fare fin dal momento in cui abbiamo ritrovato nei sotterranei dell’Anagrafe i fascicoli del Censimento degli ebrei milanesi e altri documenti in cui- nero su bianco – veniva scritta la storia di migliaia di persone condannate alla deportazione dalla dittatura nazifascista. Oggi, giorno in cui nel 1938 la terribile macchina dello sterminio iniziò anche in Italia, abbiamo deciso di essere qui al Memoriale della Shoah con questi documenti, segno tangibile di una verità che non può essere cancellata da nessuna forma di indifferenza e ignoranza, intellettuale ed umana".

"Per me - ha dichiarato la senatrice a vita, Liliana Segre - è una grande emozione vedere qua questi documenti. C'è una linea ideale che collega la schedatura degli ebrei, la firma delle leggi razziali, il Binario della Stazione Centrale da cui partii insieme alla mia famiglia, e i cancelli di Auschwitz. Il fatto che gli studenti che vengono in visita possano vedere in maniera chiara come le deportazioni non sarebbero state possibili senza il lavoro di cittadini, politici e burocrati, i cosiddetti ‘bravi italiani’, rende evidente un messaggio: è la crudeltà dell'indifferenza ad averci cacciati da scuola, costretti fuori dagli uffici, caricati sui vagoni, portati a morire nei campi di sterminio. Oggi questi documenti sono soprattutto un monito, un invito a non ripetere lo stesso errore. La mia speranza è che sempre più persone possano venire qua, a raccogliere il testimone. Per questo è fondamentale la collaborazione con il Comune, come in questo caso, che aiuti a far conoscere sempre di più questo luogo, con iniziative come questa e un impegno nel segnalare con una cartellonistica sempre più evidente".

"Questo è un luogo che vive molto delle scuole che lo frequentano, degli studenti che lo visitano - ha affermato Roberto Jarach, Presidente del Memoriale della Shoah -. Avere oggi presenti un gruppo di giovani ragazzi ci ha ricordato quale debba essere la nostra prima missione: la costruzione di un’educazione civica basata sulla consapevolezza del passato, e rivolta al futuro. Avere qua per un mese i documenti del censimento (o meglio ancora, schedatura) degli ebrei del 1938 ci mette davanti a una verità inequivocabile: agire ogni giorno per educare i più giovani vuol dire far sì che quelle vicende non possano ripetersi. Speriamo che questo sia solo il primo di tanti momenti di collaborazione con la Cittadella degli archivi: partire dalle fonti, dai documenti, dalle foto, dice molto di chi siamo oggi. Per questo abbiamo accolto con piacere la proposta del Sindaco Sala, e del Comune in generale: impegnarsi insieme vuol dire far sì che davvero i cittadini di Milano possano sentire questo luogo come proprio, come parte della propria storia e della propria quotidianità".

Le carte, che trovano simbolicamente collocazione temporanea al Memoriale della Shoah in ricordo del triste anniversario dell’emanazione della legislazione antiebraica, sono state oggetto di un lungo e accurato lavoro di riordino, ricondizionamento e inventariazione ad opera di Cittadella degli archivi, CDEC Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea e Dipartimento di Studi storici dell’Università di Milano a cura di un gruppo di ricerca guidato da Marco Cuzzi e da Emanuele Edallo.

Il Fondo Israeliti nella sua interezza è sempre consultabile, previa richiesta scritta all’indirizzo Cittadellaarchivi@comune.milano.it, presso la Cittadella degli archivi del Comune di Milano di via Gregorovius 15, dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 20.

I documenti selezionati ed esposti dal 17 novembre al 17 dicembre 2022 sono: 

  • pratica di avvio del "Censimento degli Israeliti" Fascicolo 16/1949, Serie Presidenza; 
  • registri "Israeliti" n.11 e n.12 del 1939 con le annotazioni di denuncia di appartenenza alla razza ebraica; 
  • volume "Rubrica degli ebrei residenti a Milano" 1942; 
  • 1 busta di censimento contenente 46 schede anagrafiche di famiglia; 
  • scheda anagrafica della famiglia Segre.

PICCOLO TEATRO STUDIO MELATO - HEDDA GABLER come una pistola carica -



Non una riscrittura, ma una nuova drammaturgia di Liv Ferracchiati parallela all’Hedda Gabler di Ibsen. Hedda è attratta dall’obliquo e dallo sconfinamento, eppure “sembra” rimanere incastrata nelle convenzioni e nella norma.

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Piccolo Teatro Studio Melato

Liv Ferracchiati si avvicina a Ibsen dopo La tragedia è finita, Platonov di Čechov. Al centro del dramma una donna, Hedda Gabler, che ha sposato, di sua volontà, un uomo che non ama, Jørgen Tesman. Riappare però Ejlert Løvborg, scrittore anticonvenzionale, da cui era stata affascinata un tempo per la sua vita fuori dalle regole. Løvborg torna nella vita di Hedda, affidando le proprie teorie e la sua stessa anima a un manoscritto “visionario”, che parla di progresso della civiltà e di come l’essere umano potrebbe liberarsi dalla falsificazione e dalla morale. Il prezioso scritto è per Løvborg e Thea – la donna che lo ha “redento” – più di una creazione, è un figlio ideale.

«Di Hedda Gabler – racconta Ferracchiati – mi hanno colpito due aspetti in particolare.  Il primo, l’attrazione di Hedda Gabler verso ciò che non rientra nella norma e il suo ossequio per le convenzioni. Il secondo, la sregolatezza di Løvborg e il tentativo di ricostruirsi moralmente e dominarsi attraverso la scrittura del manoscritto. Ma tutti soccombono alla vita e non li salva nemmeno l’opera visionaria, anzi è forse questa un’altra pistola carica pronta ad esplodere un colpo, un ordigno che deve essere disinnescato, perché Ibsen difficilmente fa vincere i ribelli. L’autore sembra chiedersi quali siano, se ve ne sono, le condizioni per la felicità umana. E questi individui di fine Ottocento, incapaci di incidere, ci somigliano, sembriamo proprio noi, incastrati all’interno di odierni e ipotetici salotti borghesi, raramente in grado di assumerci delle responsabilità. La mia non è una riscrittura, ma una drammaturgia originale, alla quale ho affiancato la nuova traduzione rielaborata insieme ad Andrea Meregalli. Nel dramma di Ibsen, sono molte le cose non dette, gli antefatti, gli eventi cui noi, pubblico, non assistiamo direttamente e che ci vengono riferiti dai personaggi: è in questi territori che vorrei addentrarmi. Il “gioco” è entrare nei meccanismi narrativi di Ibsen per scandagliarne il linguaggio, metterne in evidenza i diversi piani di lettura e sperimentare altri sviluppi della vicenda e dei personaggi, quasi non fossero letteratura, ma interpreti pronti a passare da un dramma a un altro. È affascinante dialogare con i grandi autori, a volte illuminano con la loro risposta e altre ti ignorano».
 

Le recite di giovedì 1, sabato 3, giovedì 15 e sabato 17 dicembre sono sovratitolate in inglese. Sovratitoli a cura di Prescott Studio