giovedì 2 gennaio 2025

AL TEATRO MANZONI DI MILANO DRUSILLA FOER VENERE NEMICA Scritto da Drusilla Foer e Giancarlo Marinelli con la partecipazione di Elena Talenti Regia Dimitri Milopulos Direzione artistica Franco Godi

  



Gianluca Gori, noto anche con lo pseudonimo di Drusilla Foer, suo alter ego  è un attoreregista teatrale e conduttore televisivo italiano.


Secondo la sua biografia, del tutto di fantasia, Drusilla Foer è una nobildonnaprogressistaicona gay e di stile, nata in un'epoca imprecisata in una famiglia benestante di Siena e cresciuta a Cuba, dove il padre, diplomatico, si era trasferito con la famiglia; da adulta ha vissuto in numerose città, fra cui New York, dove ha aperto e gestito il Second Hand Dru, un negozio di abiti usati, divenuto punto di ritrovo per artisti e intellettuali. In America diventa famosa calcando le scene dei maggiori teatri e sposa un ex pugile texano, da cui poi divorzia; quindi si trasferisce a Bruxelles e sposa in seconde nozze il fantomatico industriale belga Hervé Foer. Rimasta vedova, sceglie di continuare a farsi chiamare con il cognome del marito (il suo cognome da nubile è Giri) e si stabilisce di nuovo in Italia, a Firenze, dove vive insieme alla governante Ornella.


Al Teatro Manoni di Milano Drusilla Foer porta in scena la sua seconda prova autorale, Venere Nemica, una pièce teatrale a tratti musical,interpretata dalla stessa Drusilla, con la partecipazione di Elena Talenti, cantante e attrice di musical di successo (Sister Act), prodotta da Best Sound e con la direzione artistica di Franco Godi.





Ispirata alla favola di Apuleio “Amore e Psiche”, Venere Nemica, per la regia di Dimitri Milopulos, è un’opera di prosa teatrale supportata da musica cantata dal vivo, con un repertorioinaspettato, intenso e crudele, a tratti musical. Scritta daDrusilla Foer, che ne ha messo a punto la drammaturgia con Giancarlo Marinelli, il regista che ha conosciuto l’iconica Signora dirigendola nella sua Histoire du SoldatVenere Nemica rilegge il Mito in modo croccante, divertente e commovente a un tempo, in bilico tra tragedia e commedia, declinando i grandi temi del Classico nella contemporaneità: la competizione suocera/nuora, la bellezza che sfiorisce, la possessività materna nei confronti dei figli, il conflitto secolare fra uomini e Dei. Gli archetipi affrontati nel testo si rivelano di un’attualità disarmante, resa ancora più evidente dal trasparire della personalità spiccata dell’interprete, nel ruolo della Dea, ora vivente fra gli umani mortali.




 

Sinossi

Venere, Dea della bellezza e dell’amore esiste ancora. Creatura immortale, l’antica Dea vive oggi lontano dall’Olimpo e dai suoi parenti, immaturi, vendicativi, capricciosi, prigionieri come la Dea stessa nell’eterna bolla di tempo che è l’immortalità. Ha trovato casa a Parigi, fra gli uomini, di cui teneramente invidia la mortalità, che li costringe all’urgenza di vivere emozioni, esperienze sentimenti. Venere può permettersi di essere imperfetta tra gli umani.

 

Si sa: in tempi duri per tutti - in particolare per gli Dei in deficit crescente di fede e consenso - potersi permettere finalmente di vivere nell’imperfezione dell’umano esistere, godendo delle debolezze umane come la moda e il lusso, non è cosa da poco per la nostra Immortale Eroina.


“Immaginate la mia gioia. Una dea, condannata a vivere nell’eterna umidità del mare, scoprire l’esistenza della messa in piega!”.


Grazie al rapporto con la sua misteriosa e inseparabile cameriera, bellissima, Venere, quasi per gioco, nel momento in cui gli uomini non credono più agli dei ma agli eroi, ripiomba nel passato: nella storia di Amore, il figlio ingrato e disobbediente, e Psiche, sulla quale Venere - da suocera nemica- riversa tutto il suo rancore di Dea frustrata e di Madre tradita.  

“Contro la straordinaria mortale, creduta Venere in terra”, la vendetta sarà inesorabile e terribile.


Ma nel paradosso feroce e dolcissimo della vita che non risparmia nessuno, nemmeno gli Dei, Venere insieme all’odio scoprirà anche l’amore (… Io che sono sempre stata la mia sola priorità); un amore infinito e incondizionato per quel figlio ferito che, in fuga dall’amata, torna da sua madre per curare le ferite del corpo e dell’anima.


“Se c’è una cosa che un Dio detesta è non essere creduto”.

Ma dinnanzi a Venere, a questa Venere - lieve, ironica, tagliente, spietata - e al suo incredibile colpo di teatro, come si fa a resistere? Come si fa a non credere?