sabato 1 marzo 2014

4 marzo, data ufficiale della nascita della fondazione "LUCIO DALLA"




Martedì prossimo 4 marzo, nascerà la fondazione dedicata a Lucio Dalla, come lo stesso artista avrebbe voluto.
Per molti, la canzone 4 marzo 43 è il capostipite di un repertorio che riassume la figura del poliedrico cantante, amante dei giovani, generoso, curioso delle varie forme di spettacolo, che ritrovava in ambienti e persone totalmente diverse tra di loro.
Uomo, amante di Dio e degli angeli, ha in qualche modo messo in pratica le sue personali opinioni, e con la sua presenza, ha accompagnato il cammino di molti artisti, e molti ancora beneficieranno non solo della fondazione, ma della sua etichetta discografica che continuerà a produrre giovani talenti.
La casa museo di Via D'Azeglio nella sua amata Bologna, sarà il teatro di iniziative meritevoli, quali l'istituzione di borse di studio e realizzando pubblicazioni ed eventi in nome dell'artista.
I cugini  hanno rispettato le volontà di Lucio, ed il progetto complessivamente vedrà la sua reale realizzazione verso metà anno, giugno, il tempo necessario per le autorizzazioni, dopodiché saranno presentate le attività in un calendario ufficiale.
Avremo la scusa per fare un giro a Bologna, ripercorrere le strade percorse da Lucio, e capire quanto sia stato grande il piccolo folletto, non solo nella musica, ma nella gente che lo ha amato, e nelle opere di cui si circondava.
Fatale, sarà stata la fatica della Kermesse musicale di Sanremo di due anni fa, dove Lucio era andato per dirigere Pierdavide Carone, o forse solo il fato, che lo ha visto spegnersi esattamente una settimana dopo a Montreux in Svizzera all'inizio della sua tournee'.
Il mio ulteriore rammarico, la fotografia che non ho potuto scattare a Lucio.
L'unico anno in cui non sono potuta andare a Sanremo, lui mi ha fatto lo scherzetto di andarsene, sono sicura che lo avrei trovato in giro per la città, oppure in qualche bar.


Francesco De Gregori a Los Angeles!

Elisabetta Canalis in occasione del Festival Italiano a Los Angeles ha potuto incontrare il "Principe" Francesco De Gregori ed ha cenato con lui e sua moglie Alessandra. Elisabetta vive a Los Angeles ed è quindi  stata facilitata nell'incontro.
Francesco De Gregori con Elisabetta Canalis a cena a Los Angeles
 
L'artista ha cantato e ricevuto una standing ovation appena attaccate le note di "Viva L'Italia". Il primo concerto hollywoodiano del musicista, evento chiave del festival “Los Angeles Italia” orchestrato da Pascal Vicedomini.
De Gregori oltre ad aver scritto canzoni memorabili come "La donna cannone", "Rimmel", è un personaggio poco dedito al gossip e perfettemente coerente con la sua personalità. Ricordo di aver sentito parlare da un altro artista di cui non ricordo il nome, di una sua apparizione musicale in metropolitana.
Erano in 2 a suonare, probabilmente sperando di essere riconosciuti. Non li ha riconosciuti nessuno e sembra che De Gregori ci sia rimasto piuttosto male.
Ma ritornando a Los Angeles, riportiamo un'intervista rilasciata dall'artista al Messaggero:
 
Che impressione le fa essere in America?
«È una grande emozione, perché qui ho preso molto. Questo Paese è la culla della mia formazione musicale. E’ come se tornassi nel negozio in cui ho rubato...».

Come mai ci è venuto di rado?
«Sono sempre stato poco ambizioso, l’Italia mi andava larghissima. Le parole delle mie canzoni sono poco traducibili e poco esportabili, perciò non mi sono mai sentito spinto a espatriare».

Si può dire anche oggi “Viva l’Italia”?
«Più che mai. Al sentimento di appartenenza non si può rinunciare nemmeno in un momento problematico come questo. La canzone la scrissi nel 1979 ma non è invecchiata, anche se quell’Italia flagellata dal terrorismo non c’è più».

Qual è oggi “l’Italia che resiste”?
«Quella che si sforza di non perdere il senso di appartenenza e l’orgoglio per questo Paese di grande e sterminata bellezza».

Renzi può riaccendere la speranza?
«La speranza c’è sempre. Io voglio vedere cosa succede e faccio il tifo perché le cose avvengano».

Si definisce ancora di sinistra?
«Oggi non mi interessa definirmi. Preferisco seguire con affetto le vicende del mio Paese. Quanto alla sinistra, il discorso sarebbe lungo. Oggi non so cosa sia, come del resto non lo sapevo trent’anni fa».

Ha visto il film di Sorrentino, candidato all’Oscar?
«Sì, e l’ho amato incondizionatamente. È bellissimo e doloroso. Lo sguardo del regista non è crudele ma straziante. Come tutti i bei film La grande bellezza non dà risposte».

Cos’è per lei la “grande bellezza”?
«Più che un requisito estetico, un sentimento».

Va spesso al cinema?
«Mi ha divertito American Hustle e ho amato molto A proposito di Davis: parla di un folksinger, è roba mia!».

Cosa la ispira oggi?
«Continuo a pascolare su tre o quattro accordi, ma credo di avere uno sguardo più profondo sulla musica».

Cosa prepara?
«Un disco con venti pezzi vecchi ricantati e risuonati oggi che sono un uomo e un artista diverso. E’ come ridipingere lo stesso quadro, è il vantaggio del mio mestiere».

A Hollywood, De Gregori ha abbracciato Sorrentino. Tornando a casa in macchina, il regista ha cantato a squarciagola con la moglie e i figli le canzoni del “Principe”.