Scene da un matrimonio di Ingmar Bergan viene rappresentato al Teatro Franco parenti fino al 24 marzo 2024.
Gli attori protagonisti sono Fausto Cabra e Sara Lazzaro.
Fausto Cabra con all’attivo 77 spettacoli teatrali da Ronconi in poi, restituisce con la sua partner co-protagonista un lungo lavoro d’insieme.
Un tutt’uno con il regista Raphael Tobia Vogel, promosso per merito a rappresentare, dirigere e coadiuvare una storia che ha una doppia lettura.
La prima lettura della piece teatrale narra di una coppia di coniugi sposati da 10 anni e con 2 figli: un professore di psicologia ed un avvocato divorzista.
La regia di Raphael Tobia Vogel è stata improntata sulla necessità di una condivisione d’insieme con gli attori.
Come definito da Cabra, l’esperienza, la ricerca del surrogato di necessita’, l’istinto di sopravvivenza e la necessità di essere su un palco, condito dalla tensione che genera l’energia necessaria per incontrarsi e scontrarsi nella vita e sul palco e’ stato il collante per interpretare una storia che si ripropone purtroppo ai giorni nostri.
Il regista porta gli attori in un lavoro di preparazione scenica alla continua ricerca di domande, di cambi scena, di interrogativi.
La rappresentazione scenica teatrale in “Scene da un matrimonio” e’ stata concepita come una sorta di voierismo. Una scatola di sentimenti, di frasi, luci, ombre dove il pubblico si cala e sbircia nella vita di una coppia in crisi.
L’intento della narrazione vuole restituire nonostante siano trascorsi decenni dalla miniserie televisiva del 1973, una doppia interpretazione della vicenda.
Una piu’ superficiale dove l’odio serbato negli anni dalla coppia ed i continui litigi li hanno portati ad uno scontro finale. Nonostante siano stati molto abili nell’arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto. Ossia, non affrontare i problemi, se non nasconderli, sotterrarli per non vederli.
L’altra lettura della storia porta a immaginare una guerra in cui sia l’uomo e la donna ne escono sconfitti entrambi.
Una guerra dentro loro stessi, una lotta con il senso del vuoto, stufi della monotonia, convenzioni sociali predefinite e la quotidianita’ ripetitiva che ha appiattito un rapporto nato per rispettivi abbandoni.
Di conseguenza durante la guerra dei sentimenti l’uno cerca nell’altra persona gli stessi demoni che vorrebbe distruggere in se’ stesso.
Come a voler esorcizzare e proiettarsi nell’altro scambievolmente per distruggere certezze e riinventarsi.
Ma, arriva il momento di deporre le armi dopo le violenti liti, i tradimenti inconfessabili per ridare un senso alla vita.
Finalmente lo scontro violento tra i due coniugi portera’ a profonde verita’ ed al naufragio del loro rapporto.
Il tutto e’ rappresentato sul palco da una sapiente scenografia, dove i cambi teatrali sono scanditi da una colonna sonora di sottrazione. Cercando di trasmettere una dilatazione del sottotesto senza troppi arrangiamenti che potrebbero condizionare l’ascoltatore.
Ultima e non per merito una Sara Lazzaro assente dal teatro da 4 anni. La sua interpretazione è magistrale, maniacale, puntuale, e violentemente energetica. Un dualismo tra ansie/paure, cambi continui di abiti come a volersi spogliare di tutto e lasciarlo andare. Una sorta di routine familiare fatta di “non detto”.
Giovanni un marito apparentemente accomodante si svelera’ durante un tradimento mentre Marianna lo coccola, lo asseconda, lo tranquillizza.
La sua funzione sociale di moglie e madre stanca e insoddisfatta viene meno quando supplica il marito di restare e non andare in viaggio con l’amante 23enne.
Le convenzioni sociali non prevedono un divorzio ed il chiacchiericcio dei parenti.
E le bambine? Che diranno a scuola?
Il rapporto di coppia messo in discussione si trasformera’ in momenti violenti di lotta corporea, fino ad arrivare al massimo del disgusto: il disprezzo dell’altro attraverso uno sputo alla moglie.
Il gesto di disprezzo di Giovanni raggiunge il culmine dopo un rapporto sessuale che sancisce il ritrovamento di due corpi che finalmente sanno cosa vogliono.
Due corpi che si cercano non piu’ come una coppia, ma come individui separati e consapevoli.
Lo spettatore ad un passo dal palco non potra’ fare a meno di proiettarsi nella scenografia di Nicolas Bovey in continuo movimento e visivamente interlocutoria, ed ad una colonna sonora di “non musica” di Matteo Ceccarini.