Tre professionisti, amici, passati in gioventù dagli stessi locali romani, alla ricerca della definitiva consacrazione arrivata negli anni '90.
Diverse apparizioni a Sanremo.
Da un viaggio fatto insieme in Africa, si ritrovano a condividere un progetto unico, un CD ed un Tour Europeo ed Italiano.
"Life is sweet" è la canzone che ha anticipato con successo l'uscita del 16 settembre del loro CD.
"Life is sweet" è nata da una situazione comune vissuta insieme: "erano inpantanati con l'auto in una zona dov'era esondato il Nilo" . Per liberare le ruote hanno dovuto lavorare insieme tutti e tre, e quando finalmente sono riusciti a liberare le ruote un ragazzo africano ha esclamato "Life is sweet".
Un'esclamazione che ha colpito i tre artisti 45enni, per il posto in cui era stata pronunciata nel Sud Sudan. Non ci si aspetta di certo una frase gioiosa in certe situazioni.
Un trio, diventato quasi una band nel cercare di rincorrersi per raggiungere obiettivi comuni.
La personalità di uno compensa l'estrosità dell'altro, nel riuscire a scrivere canzoni a sei mani riconducendole alla loro esperienza comune in Africa e nella vita di tutti i giorni.
Amanti dei fumetti, in particolar modo di Nemo, cercano di far coincidere i loro tempi.
Niccolo' è apprensivo, Max più scansonato e non facciamo fatica a crederci.
Da questa esperienza musicale, riusciranno a suonare e cantare in tre sul palco.
In precedenza non è mai successo di verderli insieme.
E' capitato di vedere al massimo una coppia. Un artista ospite dell'altro.
Quindi, in questo Tour a tre, dovranno dosare, calibrare ed incastrare le loro realtà musicali, apparentamente diverse, ma unite dalla loro amicizia e dai viaggi in comune.
Farà piacere ai fans conoscere i testi del CD " Il padrone della festa "nei 12 brani di seguito:
1) Alzo le mani. La canzone, delicata ed evocativa, inizia con una chitarra in levare dal sapore reggae ed è impreziosita dall’arrangiamento arioso di Dedo. Gazzè è protagonista della terza strofa, la più emozionante, sottolineata dall’uso dell’eco. Un’ottima introduzione, che mostra subito l’affiatamento dei tre artisti.
2) Life is sweet. Aumentano i ritmi, con il basso di Gazzè che ricorda lo stile di Sting, mentre la strofa di Silvestri è quasi rap. Scelta saggiamente come primo singolo, Life is sweet ha un grande appeal radiofonico e siamo sicuri che sarà uno dei momenti più coinvolgenti dei loro concerti. E’ evidente qui che i tre cantautori si divertono nel continuo ping pong delle strofe e, di conseguenza, divertono il pubblico.
3) L’amore non esiste. Il brano è un gioco di rimando tra gli opposti, con Silvestri e Gazzè che premono l’acceleratore sul cinismo, mentre a Fabi è affidato il ruolo del cantante romantico, esemplificato dalla frase “l’amore non esiste, esistiamo io e te”, quasi un modo per affrancarsi dagli schemi e dalle aspettative che spesso soffocano questo sentimento. L’atmosfera dilatata e sognante lascia spazio, nel finale, a un crescendo di archi e di fiati.
4) Canzone di Anna. Composta da un ispirato Fabi, Canzone di Anna suona come una bossa nova che tratteggia una figura femminile di grande delicatezza, tra insicurezze e fragilità. L’emozionante tromba di Fresu si incastra alla perfezione con gli archi arrangiati da Clemente Ferrari.
5) Arsenico. La prima sorpresa dell’album, un brano coraggioso senza batteria, con atmosfere quasi da chiesa, dove l’organo, il trombone e il clarinetto recitano un ruolo da protagonisti. La voce di Gazzè rivela qui tutta la sua espressività.
6) Spigolo tondo. I ritmi accelerano di nuovo in questa canzone latineggiante, sonorità care a Silvestri che qui suona la viuhela messicana, mentre le percussioni sono affidate a Josè Ramon Caraballo. In un continuo gioco di rime e di incastri, spicca il verso “la visione conica di una piramide rende lo spigolo tondo”.
7) Come mi pare. Un rock melodico che enuclea una serie di suggerimenti solo apparentemente banali che, in realtà, offrono diversi spunti di riflessione: “Chi vuole scrivere impari a leggere, chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare, chi vuole ridere impari a piangere, chi vuole capire prima deve riuscire a domandare”. Il sound internazionale e il moderato uso dell’elettronica rendono Come mi pare un brano perfetto per accendere le platee dei palasport.
8) Giovanni sulla terra. Il dulcimer introduce la canzone scritta da Fabi, un moderno folk che racconta la storia di Giovanni, un uomo che lavora tutto il giorno, vede poco i figli, è oberato di tasse e lotta per rimanere se stesso. Un bozzetto neorealista, in cui tanti padri si rispecchieranno, dove è evidente la partecipazione emotiva di Fabi nei confronti di questo eroe di tutti i giorni.
9) Il Dio delle piccole cose. Gazzè fornisce un piccolo saggio delle sua capacità di scrittura, accompagnato dalla dobro di Fabi, dall’acustica slide di Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion e dal violoncello di Luca Pincini. Parole e musica si fondono alla perfezione.
10) L’avversario. L’eccellente giro di basso di Gazzè introduce la sfida in stile hip hop tra due combattenti, movimentata da gustose parentesi funky-disco anni Settanta che ricordano l’irresistibile Salirò. La canzone più dichiaratamente black dell’album è una piacevole sorpresa.
11) Zona Cesarini. La ballata malinconica di Silvestri sulla zona Cesarini, cioè gli ultimi minuti di una partita di calcio, è manierista e monocorde, risultando alla fine il brano musicalmente meno interessante del disco.
12) Il padrone della festa. La frase “voglio che le cariche importanti vengano assegnate solo a donne madre di figli” è un endorsement a tutti gli effetti nei confronti delle donne in politica. Una canzone perfetta da suonare in acustico, con gli smartphone a simulare l’effetto accendino, il cui climax è la frase sibillina “perché il sasso su cui poggia il nostro culo è il padrone della festa”, da cui è stato estrapolato il titolo dell’album.
Farà piacere ai fans conoscere i testi del CD " Il padrone della festa "nei 12 brani di seguito:
1) Alzo le mani. La canzone, delicata ed evocativa, inizia con una chitarra in levare dal sapore reggae ed è impreziosita dall’arrangiamento arioso di Dedo. Gazzè è protagonista della terza strofa, la più emozionante, sottolineata dall’uso dell’eco. Un’ottima introduzione, che mostra subito l’affiatamento dei tre artisti.
2) Life is sweet. Aumentano i ritmi, con il basso di Gazzè che ricorda lo stile di Sting, mentre la strofa di Silvestri è quasi rap. Scelta saggiamente come primo singolo, Life is sweet ha un grande appeal radiofonico e siamo sicuri che sarà uno dei momenti più coinvolgenti dei loro concerti. E’ evidente qui che i tre cantautori si divertono nel continuo ping pong delle strofe e, di conseguenza, divertono il pubblico.
3) L’amore non esiste. Il brano è un gioco di rimando tra gli opposti, con Silvestri e Gazzè che premono l’acceleratore sul cinismo, mentre a Fabi è affidato il ruolo del cantante romantico, esemplificato dalla frase “l’amore non esiste, esistiamo io e te”, quasi un modo per affrancarsi dagli schemi e dalle aspettative che spesso soffocano questo sentimento. L’atmosfera dilatata e sognante lascia spazio, nel finale, a un crescendo di archi e di fiati.
4) Canzone di Anna. Composta da un ispirato Fabi, Canzone di Anna suona come una bossa nova che tratteggia una figura femminile di grande delicatezza, tra insicurezze e fragilità. L’emozionante tromba di Fresu si incastra alla perfezione con gli archi arrangiati da Clemente Ferrari.
5) Arsenico. La prima sorpresa dell’album, un brano coraggioso senza batteria, con atmosfere quasi da chiesa, dove l’organo, il trombone e il clarinetto recitano un ruolo da protagonisti. La voce di Gazzè rivela qui tutta la sua espressività.
6) Spigolo tondo. I ritmi accelerano di nuovo in questa canzone latineggiante, sonorità care a Silvestri che qui suona la viuhela messicana, mentre le percussioni sono affidate a Josè Ramon Caraballo. In un continuo gioco di rime e di incastri, spicca il verso “la visione conica di una piramide rende lo spigolo tondo”.
7) Come mi pare. Un rock melodico che enuclea una serie di suggerimenti solo apparentemente banali che, in realtà, offrono diversi spunti di riflessione: “Chi vuole scrivere impari a leggere, chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare, chi vuole ridere impari a piangere, chi vuole capire prima deve riuscire a domandare”. Il sound internazionale e il moderato uso dell’elettronica rendono Come mi pare un brano perfetto per accendere le platee dei palasport.
8) Giovanni sulla terra. Il dulcimer introduce la canzone scritta da Fabi, un moderno folk che racconta la storia di Giovanni, un uomo che lavora tutto il giorno, vede poco i figli, è oberato di tasse e lotta per rimanere se stesso. Un bozzetto neorealista, in cui tanti padri si rispecchieranno, dove è evidente la partecipazione emotiva di Fabi nei confronti di questo eroe di tutti i giorni.
9) Il Dio delle piccole cose. Gazzè fornisce un piccolo saggio delle sua capacità di scrittura, accompagnato dalla dobro di Fabi, dall’acustica slide di Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion e dal violoncello di Luca Pincini. Parole e musica si fondono alla perfezione.
10) L’avversario. L’eccellente giro di basso di Gazzè introduce la sfida in stile hip hop tra due combattenti, movimentata da gustose parentesi funky-disco anni Settanta che ricordano l’irresistibile Salirò. La canzone più dichiaratamente black dell’album è una piacevole sorpresa.
11) Zona Cesarini. La ballata malinconica di Silvestri sulla zona Cesarini, cioè gli ultimi minuti di una partita di calcio, è manierista e monocorde, risultando alla fine il brano musicalmente meno interessante del disco.
12) Il padrone della festa. La frase “voglio che le cariche importanti vengano assegnate solo a donne madre di figli” è un endorsement a tutti gli effetti nei confronti delle donne in politica. Una canzone perfetta da suonare in acustico, con gli smartphone a simulare l’effetto accendino, il cui climax è la frase sibillina “perché il sasso su cui poggia il nostro culo è il padrone della festa”, da cui è stato estrapolato il titolo dell’album.