Pippo Franco, l'artista che siamo soliti vedere in teatro, in televisione e mattatore del Bagaglino, debutta giovanissimo come cantante in un trio che si chiamava "Il Trio Hazel" in Campanile Sera condotto da Enzo Tortora e come cabarettista in "Quelli della domenica". Uomo colto, saggio promulgatore di narrazioni avvincenti, da oltre 40 anni esercita la professione di "artista" a tutto tondo.
Negli anni '70 partecipa a "Diamoci del tu" un programma televisivo di intrattenimento italiano in sei serate trasmesso dalla Rai e condotto da Giorgio Gaber e Caterina Caselli, esattamente dal maggio 1967 sulla seconda rete della Rai
Il programma alternava momenti musicali e intrattenimento con ospiti del mondo dello spettacolo, tra i quali vi furono Marisa Sannia, Antoine, i Byrds, Lina Volonghi, Gian Maria Volonté, Ombretta Colli, Adriano Celentano, Carmen Villani e Gino Paoli.
Durante il programma fecero il loro esordio in televisione Francesco Guccini, che presentò il brano Auschwitz e Franco Battiato, che cantò La torre.
Seguono programmi importanti "Dove Sta Zazà", Mazzabubu', Il Ribaltone, Bambole non c'è una lira con la regia di Antonello Falqui.
Pippo Franco o Franco Pippo esordisce nel cinema a vent'anni in un film di Mario Mattoli " Appuntamento ad Ischia" dove con il suo gruppo dal nome profetico I PINGUINI, accompagna nell'esecuzione una giovane Mina durante l'esecuzione di canzoni La nonna Magdalena, Il cielo in una stanza e una Zebra a pois.
Debutta al Teatro Sistina di Roma nel 1967 con lo spettacolo di Pietro Garinei, Sandro Giovannini e Luigi Magni - "Viola, violino e viola d'amore".
Passando dal famoso "Derby" di Milano, nel 1969 entra a far parte degli attori del teatro Bagaglino, approdando nel 1972 al Salone Margherita.
Gli spettacoli di successo scritti ed interpretati da Pippo Franco sono stati innumerevoli tra cui: "C'è da divertirsi come disse Freud", La vera storia di Anfitrione, Il fantastico Walter, Che rimanga tra noi, Tutto in un momento, L'aranciata di albicocca, I miei primi 42 anni, Il Marchese del Grillo, Il segreto di Mastro Titta, non ci resta che ridere, Svalutescion, Paragoni azzardati, il mistero di Sindone, Le spose di Federico, Mio Figlio Manfredi.
Pippo Franco vive un'infanzia non facile, molto complicata, il padre ha messo incinta la madre ed è partito per la guerra e Pippo è nato quando il padre era al fronte, lo ha rivisto dopo 6 anni per 6 mesi. Paradossalmente, Pippo ha avuto una formazione psichica simile a molti artisti, l'essere emarginato, aiuta a produrre arte, a rinascere. Dio è sempre stato presente nella vita di Pippo Franco, come Freud e Salgari letture presenti fin dall'età di 14 anni.
In una intervista in Rai, Pippo Franco menziona Heinstein dicendo: Heinstein parla di due intelligenze, l'intelligenza del cuore, l'intelligenza irrazionale dell'anima è un dono sacro, l'intelligenza razionale è un fedele servo, ma questa civiltà onora il servo e ha dimenticato il dono.
Pippo Franco ci ha messo un pò di tempo per capirlo, ma poi ha cercato di applicare gli stessi principi alla sua vita. Pippo ha cominciato con Gabriella Ferri ed altri artisti, andava al mare con Lucio Battisti. Gabriella gli disse che entrambi, pur non avendo prospettive, dovevano comunque andare avanti, e gli insuccessi li hanno aiutati, quasi fortificati.
Non si sono fermati ed hanno creduto in loro stessi. Il successo canoro arriva per Pippo Franco con "Mi scappa la pipi' papà", Chi chi chi co co co, Isotta.
Gli incontri con Natuzza Evolo la mistica di Paravati e la devozione per Padre Pio, lo mettono in contatto con lo spirito santo, la moglie di Pippo aspettava un bambino e l'impresario era scappato con la cassa. La moglie stava perdendo il bambino ed approdarono da Natuzza per un confroto spirituale, donna che hanno frequentato per 30 anni. Natuzza gli disse, state tranquilli. Il figlio naturalmente è nato ed è diventato un bel giovane. Pippo Franco ha portato la sua fede in scena, in ogni sua rappresentazione, tra grandi e piccini, tutto improntato all'allegrezza, sulla scia di San Francesco D'Assisi.
L'Armata Brancaleone pregna di contenuti, attraverso l'ironia della rappresentazione di un uomo di oggi, ambientato nel 1100 dell'epoca, prigioniero di un mondo che vive di denaro di esteriorità e non pensa più all'anima. E' eccessivamente Brancaleonesco il mondo di oggi, racconta Pippo narrando del suo Brancaleone. Brancaleone si finge morto in battaglia ed ha perso la fede e va da un monaco cerusico, e vuole morire come Socrate, in modo eroico, ed infine incontra l'amore.
La rappresentazione teatrale di Brancaleone ha una metafora:
"Noi non siamo esseri umani in cerca di un'esperienza spirituale, ma esseri spirituali in cerca di un'esperienza umana".
Al Salone Margherita, tramite l'Armata di Brancaleone, Pippo Franco tra una risata, una riflessione, un tuffo nel mistico e nella storia, ci conduce sulla via della felicità. In quale modo? Concentrandoci su noi stessi e le nostre interiorità rifugiando da tutto ciò che ci circonda di superfluo.
Sono trascorsi 57 anni di carriera, 46 film, oltre a libri, canzoni, e ruoli comici e drammatici. Per circa il 62% Pippo Franco è stato impegnato nella commedia, il 20% nei ruoli comici, il 7% a sfondo erotico, ed il 3% nel giallo. Forse, l'estro artistico nasce a scuola dove frequenta il liceo artistico in via Ripetta a Roma e tra i suoi insegnanti ci furono Renato Guttuso e Giulio Turcato, che favorirono in lui la passione per la pittura.
Dalla pittura è possibile sia partita tutto? O dal tutto è nata la pittura?
www.staresulpezzo.blogspot.it staresulpezzo@gmail.com