domenica 19 febbraio 2017

VLADIMIR LUXURIA SI RACCONTA A "VERISSIMO"-


Vladimir Luxuria è una donna laureata. prestata alla televisione.
Un personaggio pubblico, ex parlamentare,  amata per la sua proverbiale eloquenza linguistica ricca di contenuti.

Contenuti vissuti, viscerati, metabolizzati.

Un percorso di certo non facile, permeato di momenti di caduta, debolezze, tristezze, e profonde solitudini.

Nonostante l'adolescenza tormentata, in cui la repressione personale ha fatto il sopravvento, Luxuria è riuscita verso i 12/13 anni a svincolarsi, dai luoghi comuni, intraprendendo un percorso seppur triste che ha visto il sopravvento verso i 16/17 anni, alla ricerca di una propria identità sociale, che corrispondesse ad una realtà personale ben chiara.

La gratitudine verso una giovane madre rimasta incinta a 18 anni, la nascita in una famiglia non abbiente, ma dignitosa, dove il padre con il suo camioncino trasportava polli, hanno gettato le basi decisive per la sua evoluzione.

Ricordare il proprio passato, la mancanza del denaro per pagare l'affitto, e le difficoltà affrontate da due genitori non certo pronti ad affrontare la "cattiveria" "buona" della gente.

L'ignoranza dominante additava Luxuria definendola malata e bisognosa di cure.

I tempi non erano pronti, e probabilmente il padre e la madre di Luxuria, inizialmente sono stati travolti dai fatti.

Erano gli anni '60, dove nulla era scontato. Dove tutto poteva essere nascosto, e dove tanti facevano finta di non vedere.

L'adulterio era lecito se non manifestato pubblicamente, ed il valore dell'unica famiglia riconosciuta dettava le regole, il recinto,  da cui non evadere.

Vladimir a "Verissimo" da Silvia Toffanin ha professato l'ennesimo atto di coraggio.

Ormai riconosciuta socialmente, non avrebbe di certo avuto bisogno di confessare i tristi momenti bui con il suo cane, il baratro della depressione e l'uso seppur breve di sostanze artificiali che potessero annebbiare, se non una vita, la disperazione profonda in cui cade un essere umano lasciato al proprio destino.

La sensibilità accentuata di Vladimir la portarono a credere ed a convincersi di non avere un futuro. Stordirsi per non pensare, è stata la via di fuga transitoria, comune a molti, senza essere appannaggio unicamente di gay, trasgender, etc.

La bellezza di Vladimir, donna come poche, ha trasformato i momenti di debolezza, di tristezza, di profonda disperazione, in una svolta positiva e propositiva:

"L'essere umano, dalla sofferenza ne deve uscire, e nel contempo deve trovare la forza per aiutare i suoi simili"
Una grande lezione.

Qual'è lo scopo della sofferenza? Continuare a soffrire tutta la vita?
No!
La sofferenza personale, la propria sensibilità deve essere messa a disposizione dei nostri simili per aiutarli a non cadere negli stessi baratri vissuti e superati.
Il buddismo, e l'incontro con un prete genovese "Don Gallo" hanno insegnato a Vladimir la regola base dell'essere cristiano.

Laurearsi con 110 e lode ed ottenere una seconda laurea, sconfiggere i pregiudizi e superare i momenti di defaillance, nonostante le proprie lacerazioni, diventa un processo di riscatto senza precedenti.

Vladimir, ormai un  esempio per molti, raccontandosi pubblicamente restituisce l'immagine di una persona, che indipendentemente dall'abito indossato, dalla religione professata, dai gusti sessuali personali, o dalla nascita in una famiglia non certo abbiente, è riuscita a realizzarsi contando sulle proprie capacita' personali.

Un esempio positivo in cui la cultura ha un peso fondamentale.

"Se la bellezza sta negli occhi di chi guarda, è la bellezza della nuova Vladimir a farla da padrona". 

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MIC - MUSEO INTERATTIVO CINEMA - RASSEGNA CINEMATOGRAFICA BIANCO E NERO -

       

Il MIC - MUSEO DEL CINEMA - ha organizzato venerdì 17 febbraio un incontro a cura di Franco Longobardi con la preziosa collaborazione della pianista Francesca Badalini che ha accompagnato dal vivo, suonando al pianoforte, la proiezione di films in bianco e nero. La colonna sonora, un'inventiva improvvisata di temi musicali per i film muti, hanno restituito alle pellicole trasmesse un'anima nuova, conferendo allo svolgimento dell'evento composto da pure rarità tra cui  i primi film realizzati da Stan Laurel e Oliver Hardy non ancora insieme ma alle prese col grande comico americano degli anni venti, Larry Semon (alias Ridolini) una luce nuova.




La  rassegna del MIC - Museo   del Cinema  Interattivo  è iniziata il 3 febbraio scorso e sarà in programmazione fino al 26 febbraio prossimo, dove 90 anni di risate saranno ripercorse con la visione di film muti, rarità e classici. 




Franco Longobardi, attore, regista e storico cinematografico grande conoscitore dell’arte della coppia comica ha introdotto, ed ha commentato i film in programmazione di: Laurel & Hardy: storia di due voci, l’originale ed incredibile storia del doppiaggio italiano dei due grandi comici che non ha riscontri negli altri paesi, e Laurel e Hardy Musical, un’antologia di tutti i migliori numeri musicali della coppia, in ordine cronologico.


Omaggio a Stan Laurel e Oliver Hardy al MIC di Milano


Da non perdere il prossimo incontro di venerdì 24 febbraio alle ore 17, per commentare la pellicola "I quattro moschettieri del 1936 di Carlo Campogalliani", dove le protagoniste sono 3.573 marionette della Compagnia Italiana Fratelli Colla del Teatro Gerolamo di Milano, manovrate da oltre 30 marionettisti. Il lungometraggio "è considerato la risposta autarchica ai cartoni animati americani".
In sala il 24 febbraio sarà presente  Eugenio Monti Colla, direttore artistico della Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli













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