martedì 29 novembre 2016

ANNA MAZZAMAURO IN NUDA E CRUDA AL TEATRO DELFINO DI MILANO .



Anna Mazzamauro torna in scena con lo spettacolo “Nuda e Cruda” dove esorta il pubblico a spogliarsi dei ricordi cattivi, degli amori sbagliati, dei tabù del sesso, a liberarsi dalla paura della vecchiaia, ad esibire la propria diversità attraverso risate purificatrici.
Uno spettacolo sagace e liberatorio, insolente e mite, audace e timido, ridanciano e impegnato che trova nei vari dislivelli emotivi l’energia teatrale e coinvolgente per magnetizzare il pubblico e condurlo all’interno dello spettacolo e all’interno di se stesso senza filtri inibitori, senza ombre protettrici.

Riportiamo di seguito un'intervista rilasciata da Anna Mazzamauro, per conoscerla un pò da vicino, per conoscerne gli esordi, a cui seguirono numerosi film, tantissimo teatro, premi e riconoscimenti:


Il suo debutto ufficiale su uno schermo,  fu televisivo, in un episodio del Commissario Maigret…

Ah, sì, ero proprio una bambina… Sì, con Gino Cervi.

Però, nasce come attrice di teatro…

Sì, Fantozzi viene molto dopo all’interno della mia carriera, io avevo già fatto molto teatro. Nasco come attrice di teatro, ma per me non fa molta differenza recitare per il cinema o in teatro, diciamo che mi piace di più fare teatro perché io sono più un animale da palcoscenico. Poi, io non sono bravissima al cinema…

Ma non è vero…

Lo so che sembra detto apposta, ma già in una precedente intervista avevo detto che molte mie colleghe, o colleghi, che non hanno molta dimestichezza con il cinema, affermano spesso che il cinema non le ha scoperte, in realtà, però, sono convinta che per recitare al cinema bisogna essere in grado di recitare con un occhio solo, esprimere le grandi emozioni da un occhio solo. In teatro è diverso, si deve avere l’appartenenza totale della propria fisicità alle battute. Io sono stata fortunata a incontrare la Silvani, perché è un frutto grottesco, sia a livello fisico che recitativo. Non c’è bisogno, nella sua recitazione, della calma del fisico, bensì, al contrario, dell’agitazione del fisico, quindi, io non ho dovuto fare altro che credere di recitare in teatro, per dare un senso ancora più grottesco al tutto. Certe esasperazioni del personaggio sono frutto di quella che io chiamo agitazione fisica propria del teatro. In teatro, devi arrivare fino all’ultima poltrona della galleria e non puoi recitare a labbra chiuse e a occhi semiaperti, deve essere tutto spalancato… L’attore teatrale dispensa emozioni anche con la sua fisicità!

E i tempi comici sono gli stessi?

Sì, non esiste differenza, chi sa far ridere, fa ridere ovunque, anche nella vita, forse in quella di meno, però… Nel quotidiano si è spiritosi. La comicità è, comunque, un dono, la si ha o non la si ha,… scaturisce dalla capacità di essere prima auto-ironici e poi ironici. Non si può prendere in giro qualcuno se non si comincia da se stessi…

Lei è approdata al cinema nel 1967…

Non lo so, non me lo chiedere…

Ripercorriamo assieme le tappe della sua carriera artistica, il suo primo film è stato Pronto… c’è una certa Giuliana per te?...

Oh, sì, che orrore… Che poi non era un orrore, ma sai, io detesto non essere la protagonista e quella fu una piccola cosa… Io ero sposata da poco e mio marito era lo scenografo del film. Lo andai a trovare e… Il regista era Massimo Franciosa e mi chiese di parteciparvi, così, per inaugurare la mia carriera cinematografica, e così ho inaugurato, con questa parte da insegnante… Non è che mi interessasse molto.

Bè, però, come dire, ha rotto il ghiaccio…

Sì, ma a pezzetti…in maniera molto scomposta, senza amore. Io amo molto amare le parti, scusa il gioco di parole, non faccio mai casualmente qualcosa, faccio delle scelte precise, che nascono da un desiderio interiore. Quel film fu un passaggio. Simpatico, ma un passaggio.

Poi Il bestione, Prendimi, straziami che brucio di passione e Fantozzi. Fu lo stesso Salce a contattarla?

No, c’è una piccola, grande storia dietro. Piccola per gli altri, grande per me. Quando ero piccola facevo anche il doppiaggio e la mattina, fresca come una rosa, alle nove, dopo aver fatto il cabaret fino alle tre di notte, ero orrendamente pronta, per dirlo alla Fantozzi, per il doppiaggio. Mi ricordo che facevo cabaret in coppia con Oreste Lionello e fu lui a portarmi alla CVD, una società di doppiaggio. Un giorno dovevo doppiare il film “Roma” di Fellini e lui voleva che doppiassi per forza una signora di ottant’anni, adesso non ricordo la scena… Sai, non portai a termine il doppiaggio, quindi… Io, essendo giovanissima, gli dissi che potevo anche sforzarmi ma tecnicamente non sarei mai riuscita ad avere la spontaneità di una voce così anziana. Lui non si arrabbiò però mi disse:”Signorina Mezzamauro, lei può fare molto di più!”. Io non so se fosse spiritoso o meno, non lo conoscevo, però m’incazzo sempre con quelli che storpiano i cognomi degli altri, che li prendono in giro, così andai verso il vetro del doppiaggio e gli risposi:”Dottor Felloni, sa che le dico? Io me ne vado!”. Sbattei la porta e me ne andai. Vicino a Fellini, o a Felloni,  c’era Maurizio Mein, l’aiuto-regista, che adesso, purtroppo, non c’è più, che memorizzò l’immagine di questa giovane attrice che aveva osato dare del Felloni a Fellini…

Molto audace…

Sì, ma io l’ho fatto di rimando…Io non avrei mai osato, però se la cercò. Quando Mein lasciò Fellini, dopo tanti anni di collaborazione, per Salce e il suo “Fantozzi”, durante le fasi di preparazione, quando si cercavano i “mostri parlanti”, si ricordò di me, lodandomi con Luciano e suggerendomi per una parte. Mein era molto bravo, molto di più di un semplice aiuto-regista. Io avevo già lavorato con Salce in teatro, nell’Uovo di Marceau, insieme ad Albertazzi, e lui si ricordò di me. Il mio agente cinematografico, allora disoccupato per colpa mia, una mattina, alle nove circa, mi chiamò - preciso che chiamarmi a quell’ora è come chiamare il papa alle tre di notte - e in un fiume di parole, scomposte, mi disse che c’era la possibilità di una parte da protagonista per “Fantozzi”, e giù uno sproloquio di nomi: Villaggio, Salce… Mi riaddormentai senza dargli troppo peso, ma al risveglio una parola me la ricordai: protagonista! Una parola che colpisce tutti gli attori, senza neanche sapere il nome del personaggio che andranno ad interpretare… Mi sembrò curioso lavorare per il cinema, però era l’epoca che nun c’avevo ‘na lira e quindi… Non che adesso sia ricca, però, all’epoca, ero agli inizi della carriera…

Anna Mazzamauro potrete vederla al Teatro Delfino dal 1° al 4 dicembre 

info@teatrodelfino.it | tel. 333 5730340