Il regista Gianni Amelio vanta al proprio attivo una pellicola più interessante dell'altra, fin dal 1973, con "La città del sole".
A seguire nel 1976 "Bertolucci secondo il cinema" e nel 1978 " La morte al lavoro".
Per cercare di conoscere ed entrare nel mondo di Gianni Amelio, è necessario guardare i suoi film. La naturalezza dello scorrere di una giornata come tante, dove il sottofondo a volte impercepibile da molti, è il sottofondo ricercato da pochi attenti esseri umani:
il cinguettio degli uccelli, in una tranquilla mattinata di campagna.
Gianni Amelio narra la vita delle piccole e grandi città, nella "Stella che non c'è, il film sull'Italsider, unico nel suo genere, racconta della fabbrica di Bagnoli, con l'attore Sergio Castellitto.
"Lamerica" uno sguardo su un' Albania che non esiste più. Uno sguardo sul mondo del regista, attento osservatore delle evoluzioni temporali che attraversano un secolo.
"I critici hanno tanta fretta, devono scrivere il pezzo e non vedono quello che c'è davvero dentro e rimangono sulla superfice" . Questa la dichiarazione con un velo di amarezza riferendosi a: "Il gazzettiere", colui che ha recensito il film di Gianni Amelio "Lamerica" e non ha capito che il film parlava dell'Italia e del colonialismo. Gli italiani degli anni '30/40, trovandosi sulla nave degli Albanesi che arriva a Brindisi credono di trovarsi sulla nave per l'America.
Il regista continua dicendo:
"Ho scoperto che già negli anni 1910 c'è stata una prima nostra invasione a Valona, (protettorato di Valona). La vera invasione avvenne nel 1939 ed è mostrata all'inizio del film di Gianni Amelio. "Come l'Italia ha portato finalmente la civiltà in un paese di pecorari". Pecore, vitelli, vacche, più animali che uomini. Noi Italiani siamo arrivati a portare il "Verbo". Tutto questo è stato denunciato nel film, gli sciacalli arrivano negli anni successivi allo sbarco, ed il personaggio protagonista, la creatura di 80 anni (il diversamente giovane) viene assoldato da due italiani che hanno bisogno di un prestanome Albanese al fine di aprire un' Industria di calzature. Hanno bisogno di un Presidente di nazionalità locale. Lo trovano nelle prigioni, aperte dove i poveri detenuti, non sapendo dove andare, restano in prigione. Senza legami familiari. Uomini di paglia. Una metafora che racconta la storia, nefilm, di un Albanese diversamente giovane, soldato italiano, che durante la guerra Italo/Albanese, diserta.
Dopo 40 anni di galera, pensa che l'Albania sia l'Italia del '45. Fuori dalla prigione, cerca la strada per andare in Sicilia, ed i due Italiani lo abbindolano, facendogli credere di portarlo in Italia, in Sicilia.
(L'Albania, nelle immagini del film è l'Italia del dopo guerra, nelle facce delle persone, dei bambini, un paese sprovvisto di ristorante, un terreno giusto per i malfattori. Il protagonista del film crederà per tutta la durata del film di essere in Italia, e vedrà volti affamati. Nel film le zone desolate, senza un filo d'erba, sono state rase al suolo, per rabbia contro qualcuno nemmeno identificabile. Politici scappati, che hanno lasciato sola la popolazione.
Uno degli Italiani, crede di emigrare in America. Il film di Gianni D'Amelio doveva essere uno spartiacque. Capito da pochi.
"Lamerica" è stato capito in Albania. Gli Albanesi si sono visti allo specchio ed in un primo momento non si sono riconosciuti. Gianni Amelio continua il suo raccondo dicendo:
"E' facile parlare male dell'Albania e degli Albanesi".
Una dichiarazione d'amore di D'Amelio, verso una terra che bramava un'altra vita in Italia. Nel 1991 in Albania non c'era una strada asfaltata. Durazzo aveva molte strade non asfaltate, per questo motivo, le autostrade italiane, gli albanesi le attraversavano a piedi di traverso e molti di loro sono morti per questo motivo, oltre 120 persone perite.
Non si tratta ne di un documentario, ne di Albanesi che sbarcano, ma gli Italiani che in modo crudele hanno sfruttato copiosamente l'Albania. Gli Albanesi nell'immaginario del regista, nella pellicola "Lamerica", sono gli Italiani che vanno incontro al paradiso statunitense.
Domani, dopo la visione del filma "La tenerezza" uscito nelle sale italiane dal 24 aprile scorso, il regista dalle 17 in poi, terrà una lezione di cinema gratuita.
Forse ripercorrà la sua filmografia, e ci stupirà nel raccontarci, quello che normalmente l'occhio umano, frettoloso non riesce a percepire.
Di certo, "Registro di Classe",, "Felice chi è diverso", "L'Intrepido" con Antonio Albanese del 2013,
"L'Intrepido"
"Il primo uomo" del 2011, "La stella che non c'è", "Le chiavi di casa", "Cosi' ridevano",
"Il ladro di bambini"
"Il ladro di bambini", "Porte aperte", "I ragazzi di via panisperna", "Il veliero", "Colpire al cuore", "Il piccolo Archimede", sono pellicole da rispolverare.
Noi domani saremo presenti allo Spazio Anteo a Milano per assistere alla lezione di cinema, perchè l'evento è un regalo prezioso.
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