mercoledì 4 maggio 2016

CLAUDIO MAFFEI - "IL FUTURO NON SI PREVEDE, LO SI INVENTA!" -





Segnaliamo la lettura del libro di Claudio Maffei - "Il futuro che non si prevede, lo si inventa", per diversi ottimi motivi:

- sostanzialmente per la scrittura fluida e chiara;
- la contestualizzazione dell'ambiente lavorativo dei nostri giorni;
- per rispondere alle domande universali che molti adulti pensanti si fanno;
- per una semplice condivisione delle esigenze collettive;
- per parlare d'intelligenza emotiva, ricordando Coleman;
- per attingere tramite frasi ideate da grandi comunicatori alla saggezza popolare;

Claudio Maffei, suggerisce non direttamente  nel libro, ma tramite i suoi convegni,  alcune affermazioni da non usare "MAI" con un nostro probabile interlocutore.
Mai usare il "NO" alla domanda di un nostro interlocutore, oppure "NON E' COSI", e quantomeno "SI SBAGLIA".
Il comunicatore non giudica, dietro ogni giudizio si nasconde un pregiudizio.
Il giudizio espresso a prima vista su una persona appena conosciuta, non serve a molto, se non vi è la calibrazione per arrivare alla "mappa del mondo" dell'individuo.

Ma non vogliamo svelarvi l'intero pensiero di Claudio Maffei, anche se ci affascina l'aspetto "cinestetico", uno dei cinque sensi da cui è utile farsi guidare, quando s'intende conoscere una nuova persona. I cinque sensi, usati in maniera diversa da soggetto a soggetto, permettono di "tracciare" una linea quanto meno veritiera, avulsa da pregiudizi e preconcetti nati in tenera età in ognuno di noi.

"Il futuro che non si prevede, lo si inventa", ricorda il detto "Ognuno è l'artefice del suo successo".
Tratta temi interessanti come la "Coerenza", la "Curiosità", la "Creatività", la "Buona educazione" da non confondere con il "bon-ton", la "Comunicazione" come aspetto determinante nella nostra vita.
Riassumiamo brevemente gli aspetti del libro che ci hanno fatto particolarmente riflettere, partendo da una massima:

"Le tre condizioni per il successo futuro sono: la prospettiva a lungo termine, impegno e autodisciplina"

Claudio Maffei è esperto dei vari aspetti lavorativi, inclusi quello dell'Ente Pubblico e scrive:

"Indipendendemente dal fatto che la nostra attività sia retribuita piuttosto che gratuita, dal momento che ci impegnano in un qualsiasi tipo di lavoro, utile per la comunità, entriamo nell'ordine delle idee di "dover fornire un servizio" . Molti hanno ben chiaro questo concetto, in altri questo è "oscurato dalla ricerca esclusiva dell'interesse personale".
Chi lavora "mosso da puro spirito di servizio" non conosce ostacoli, non ha bisogno di mansionari per ricordarsi che "cosa debba" o "non debba fare". Basti pensare ai militari che offrono la vita per tenere fede al proprio giuramento, o ai giudici Falcone e Borsellino che, pur sapendo quali rischi stessero correndo, andarono incontro alla morte, per mano della mafia, proprio in quanto "servitori", nel senso divino del termine, della giustizia".

Durante la lettura, i consigli preziosi dell'autore, si rifanno a massime famose come Paul Watzlawick, ad Aristotele, o Voltaire. Perle di saggezza e valido strumento non solo di riflessione, ma di attenta analisi del tessuto sociale che ci circonda, narrando:

"La nostra miserabile specie è fatta in modo tale che quelli che camminano sulle vie battute gettino sempre pietre contro quelli che insegnano vie nuove" (Voltaire)

"Non confondiamo mai l'efficienza con l'efficacia. Ho conosciuto persone che correvano tutto il giorno senza combinare nulla. Forse erano efficienti, sicuramente non efficaci"

"La buona educazione non sta nel non versare la salsa sulla tovaglia, ma nel non mostrare di accorgersi se un altro lo fa"

"La creatività è una qualità..............................................................

Capite ora, perchè vi consigliamo la lettura del libro? Perchè stavamo per riscriverlo tutto, traendo spunti importanti per la nostra vita quotidiana, per le relazioni sociali lavorative, ed analizzando gli strumenti determinanti per il  raggiungimento della felicità, del successo, o della semplice armonia con sè stessi.

Un ringraziamento speciale a Loretta Bert da parte dell'autore è doveroso. E noi ci associamo.

Troviamo originale la presentazione autobiografica dell'autore  e ve la alleghiamo. Buona lettura.



Claudio Maffei

Sono nato il 6 maggio 1952 a Milano in via Cimarosa angolo corso Vercelli.
Allora ci passava il "Gambadelegn", un trenino diretto a Magenta, oggi c’è Mc Donald.
La figura di riferimento più importante per la mia infanzia è stata la nonna Fanny, nonna materna: giornalista, scrittrice, fantastica affabulatrice.
Elementari, medie, liceo classico ed è subito il ‘68.
In quegli anni niente guerriglia urbana, facevo un po’ lo studente, un po’ il nuotatore, un po’ il batterista. Ho partecipato anche, con un gruppo, al festival studentesco di Milano.
I batteristi, si sa, frequentano i chitarristi e a volte imparano, da autodidatti, a suonare la chitarra.
De Andrè, Guccini, Gaber, i miei modelli.
Chitarrista, cantante, cabarettista prima per gli amici, poi anche per il pubblico. A 19 anni, dopo l’ennesima richiesta di quanti esami avessi sostenuto all’università, esco di casa per provare a vivere di teatro, di cabaret, di canzoni.
Tanti provini, qualche tv privata, qualche comparsata in un film.
Poi l’incontro con un grande personaggio, Giovanni Spadolini, allora direttore del Corriere della Sera, per tentare la carriera di giornalista.
Fu lui che mi indicò la strada: “hai fatto l’attore…potresti insegnare a parlare in pubblico…qui, in Italia, ce n’è tanto bisogno. In America si studia la retorica, si fanno esami all’università, qui ancora ognuno si improvvisa:…i politici…gli imprenditori…Vedrai, insegnare a parlare in pubblico a queste persone diventerà una professione anche qui da noi”.
La gavetta è stata durissima. Quando mi proponevo agli imprenditori per migliorare la loro comunicazione mi prendevano per un tecnico della Sip (oggi Telecom)! Poi, giovanissimo, ho creato una società e mi sono messo sul mercato. A 30 ero il segretario generale della FERPi, la Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, a 35 ne ero il presidente, e nel frattempo continuavo a formarmi.
Avevo sempre in mente le parole di Giovanni Spadolini.
Ho così deciso di andare a vedere chi queste tecniche le aveva inventate. E allora via, con quelle quattro parole di inglese imparate a scuola, a seguire i corsi di Paul Watzlawick, Tom Peters, Deepak Chopra, John Grinder, Richard Bandler, Robert Dilts, Kenneth Blanchard. Ma non dimentico due miei grandi maestri italiani, così diversi, ma così utili alla mia formazione:
Silvio Ceccato artista prestato alla cibernetica e Mario Silvano un vero mago della formazione nel settore commerciale.
Oggi, faccio i conti un po’ a spanne e posso dire di aver avuto circa 150mila allievi, alcuni dei quali, a loro volta, sono diventati ottimi docenti.
Su e giù per l’Italia, con la stessa passione di quando, poco più che adolescente, facevo i primi spettacoli, ogni giorno mi ritrovo in un’aula con un unico scopo: migliorare le relazioni di chi mi sta di fronte, convinto come sono che, chi ha buone relazioni con gli altri, vive meglio ed è felice.

                                                                                             Claudio Maffei




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