Oggi, 23 maggio 2016 è la giornata della legalità in ricordo del Giudice Falcone, di Borsellino, di Francesca Morvillo, degli uomini e delle donne delle scorte, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano.
Vittime strage di Capaci 23 maggio 1992
Alle 17,58, l'Italia si è fermata a rivivere quello che lo sguardo non è riuscito a cancellare, nonostante siano trascorsi 24 anni dalla strage di Capaci.
Il Giudice Giovanni Falcone, ricordato dal Presidente del Senato, Piero Grasso, come un uomo osteggiato, ostacolato, dai suoi stessi colleghi, rammenta gli avvenimenti ad opera di vigliacchi assassini. Uomo a volte infangato, e preferito nella carriera alla direzione della città di Palermo, da altri magistrati, e se ne possono dedurre i motivi.
Il sistema mafioso che tentò di combattere Giovanni Falcone era un intreccio di collusioni radicate ed estese ad imprenditori, politici, magistrati, circondati da una fitta tela di intrecci con interessi concatenati e difficilmente districabili.
In sostanza Falcone fu osteggiato fino alla morte, per limitarlo nelle sue azioni, caldamente perseguite da Paolo Borsellino che ne fece la stessa tragica fine. Si racconta che Borsellino percepì e circoscrisse il lasso di tempo in cui venne ammazzato, perchè, comunque, era certo di essere ucciso subito dopo Giovanni Falcone. E la sua percezione era talmente reale, da confessare a Grasso, di avere la precisa sensazione di quando fosse arrivato il suo momento, al punto di dichiarare che era pronta la bomba anche per lui. E Grasso gli chiese, perchè non si volesse allontanare da Palermo, se aveva una sensazione così netta. Borsellino rimase al suo posto, perchè voleva scoprire "Chi avesse ucciso il suo amico Giovanni Falcone".
Oggi non è solo la giornata della legalità. Oggi è la giornata degli "onesti", dei "giusti", dei "retti", degli "incorruttibili", degli "indomabili servitori dello Stato".
Giovanni Falcone, l'uomo da eliminare perchè troppo vicino alla fitta rete mafiosa, fece paura, per la sua determinazione ed il coraggio nel voler smantellare il "sistema mafioso" esteso a tutte le professioni.
Bella la frase che Giovanni disse a Grasso: "Vedrai che prima o poi, si convinceranno che abbiamo ragione".
Perchè, la sera di 24 anni fa, sul ponte dell'autostrada di Capaci, tra l'odore acro di corpi bruciati, di "puzzo di morte", qualcosa è cambiato per sempre.
Giovanni Falcone, osteggiato fino a quel momento, risorse a nuova vita. Per bocca delle stesse persone che in passato lo avevano ostacolato.
Alla domanda di una giornalista a Grasso: "La mafia è cambiata da quella strage?"
Grasso ha risposto: "L'importante è che è cambiata Palermo"
Ed a chi provocatoriamente gli ha fatto notare a cosa servisse la continua commemorazione della strage, Grasso ha risposto:
"La commemorazione annuale, come quella di oggi a Palermo, a Calimera, ed in tutta Italia, è il proseguimento di un lavoro effettuato tutto l'anno. Nelle scuole, per alimentare la memoria dei giovani, che 24 anni fa non c'erano, per alimentare la loro "energia", "l'etica dell'impegno", per affrontare e superare le difficoltà incontrate, appoggiandosi al prezioso aiuto degli adulti, che non solo hanno vissuto esperienze uniche, ma sono in grado di trasmettere un patrimonio inestimabile.
Il ricordo di quello che era, e non è più stato, è il momento di partenza di una rinascita globale, una lotta non più lasciata nelle mani di pochi uomini, ma nelle menti di una Palermo, una terra siciliana, assurta a nuova vita.
Uomini, giovani, anziani, coscienze, risorte da un torpore, da un immobilismo, che neppure le bombe hanno saputo far tacere. Anzi, sono proprio quelle bombe, la morte di padri di famiglia, di uomini servitori dello Stato, ad aver sconfitto una vecchia immagine cara alla mafia: la morte tramite lo spargimento del sangue, e le stragi mediatiche. Le bombe hanno dilaniato i corpi, hanno fermato il mondo in un attimo, ore in cui, si sperava che ci fossero dei sopravvissuti alla strage. Falcone e la moglie, sono stati prelevati dalle ambulanze ed erano ancora vivi, sono deceduti in ospedale.
Ricordando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato a Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone:
«Il 23 maggio è una data incancellabile per gli italiani. La memoria della strage di Capaci - a cui seguì la barbarie di via D’Amelio in una rapida quanto disumana sequela criminale - è iscritta con tratti forti nella storia della Repubblica e fa parte del nostro stesso senso civico»
I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (Ansa)
Mattarella continua la sua dichiarazione introducendo:
«L’avvio di una riscossa morale»
«Un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l’avvio di una riscossa morale, l’apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni»
Ai nostri lettori di tutto il mondo, giunga il messaggio, che oggi in Italia, alle 17,58, ognuno di noi ha rivissuto le atroci immagini della strage per opera della mafia, al Giudice Falcone, alla moglie, agli uomini della scorta.
E le stesse immagini, sono state proiettate nelle scuole, nelle piazze, nelle case tramite tutti i mezzi d'informazione, affinchè, anche i giovani possano apprendere dalla voce di chi c'era, che le morti di tante persone non sono state vane. Non abbiamo dimenticato, non dimenticheremo, finchè ci sarà un filo di voce.
I nostri giovani, porteranno avanti un discorso mai interrotto, affinchè da un piccolo seme, possa continuare a proliferare un unico grido all'insegna della "legalita".
Un ricordo speciale, doveroso, ai familiari delle vittime che a distanza di oltre vent'anni si ritrovano a "rivivere" eventi così tragici.
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